Cultura e Spettacoli

Archeologia, a Istanbul scoperta una discarica di 8.500 anni fa

Durante i lavori per una ferrovia, nella parte asiatica dell'antica capitale ottomana, è stata ritrovata l'area destinata ai rifiuti dagli abitanti di un villaggio neolitico. E in Egitto una missione italiana porta alla luce una «nuova» (di 3.000 anni fa) necropoli in un tempio di Luxor

La città di Istanbul, dove si sono alternate per millenni decine di civiltà e culture, non finisce di regalare sorprese inaspettate e geologi e archeologi. Nel corso degli scavi per la realizzazione di una rete ferroviaria locale, sono emersi i resti di un villaggio del neolitico, risalente a 8.500 anni fa. La singolarità del ritrovamento è che, oltre alle fondamenta di case e alle sepolture, è stata ritrovata una grande vasca adibita a discarica di rifiuti di vario genere. Al suo interno sono stati ritrovati resti di conchiglie, che lasciano immaginare che gli abitanti del villaggio si nutrissero di pesce e molluschi di mare, ma anche selci scolpite e reperti più recenti, come aghi, cucchiai fatti di osso o vasi del periodo bizantino.

Il sito, affidato ora agli esperti del Museo archeologico di Istanbul, si trova a 50 metri dal mare e un chilometro e mezzo dal distretto di Pendik, sulla parte asiatica di Istanbul. Gli archeologi si stanno concentrando in particolare sui possibili rapporti che il villaggio aveva con alcuni villaggi vicini, i cui resti sono stati rinvenuti sempre a Pendik o nel quartiere vicino Yenikapi, nel corso degli scavi per la realizzazione del progetto Marmaray, una futuristica linea ferroviaria sottomarina.

Sempre ieri il ministro delle Antichità egiziano ha reso noto che una missione archeologica italiana ha scoperto una necropoli risalente al 1075-664 avanti Cristo all'interno della tempio di Amenhotep II della diciottesima dinastia, situato sulla riva occidentale a Luxor. La missione, guidata da Angelo Sesana, fra i maggiori egittologi italiani, ha scoperto nelle tombe resti di bare in legno con decorazioni in rosso e nero e dodici vasi canopi raffiguranti i quattro figli di Horus.

Quanto all'Italia, è invece di mercoledì la notizia di un importante ritrovamento a Selinunte. Lo scheletro intatto di un ragazzo non oltre i 15 anni di età, vissuto intorno al V secolo avanti Cristo, è stato ritrovato lo scorso novembre durante gli scavi, condotti sotto la supervizione della Sovrintendenza di Trapani, nei terreni della necropoli della collina di Manicalunga-Timpone Nero, nel Comune di Castelvetrano. Non si esclude che il nome del ragazzo possa essere Mosko. Gli esperti lo deducono dalla scritta incisa su una tazza di argilla e vernice nera trovata accanto allo scheletro. Nella zona, nota come una necropoli selinuntina, le tombe sono migliaia e da novembre, da quando sono stati avviati gli scavi, sono stati trovati diversi resti umani che sono in fase di studio.

«La singolarità della notizia - dice Giovanni Miceli, direttore del Centro archeologico museale della Fondazione Kepha onlus, che gestisce l'area archeologica - non sta tanto nel ritrovamento dello scheletro, che in una necropoli è un fatto più che normale, quanto nel frammento di fine terracotta nel quale è inciso il nome del giovane.

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