Cultura e Spettacoli

Le avventure di Campana tra letteratura e galanteria

Rivoluzionò la poesia con un capolavoro posseduto da poche persone. Due studiosi le hanno rintracciate tutte, da d'Annunzio a Palazzeschi

Dino Campana visto da Dariush
Dino Campana visto da Dariush

Un inedito di Dino Campana, il poeta che ha anticipato il Novecento con i Canti Orfici , raccolta di versi e prose capaci di stravolgere ogni canone estetico grazie alla genialità dell'autore, pronto a intuire come il progresso, in particolare il cinematografo e l'elettricità, avrebbero influenzato la scrittura. La prima stesura, composta nel 1913 con il titolo Il più lungo giorno , andò perduta. Il poeta di Marradi, paesino in provincia di Firenze, aveva consegnato il manoscritto a Giovanni Papini e poi a Ardengo Soffici, tra gli intellettuali di riferimento in quegli anni. Papini lo restituì a Campana (promettendogli, secondo le testimonianze in lettera del poeta, una mai avvenuta pubblicazione). Campana si rivolse quindi a Soffici che smarrì l'unica copia esistente (ritrovata nei suoi archivi dagli eredi solo nel 1971, pubblicata nel 1973; dal 2005 il manoscritto è consultabile dagli studiosi alla Biblioteca Marucelliana di Firenze). Campana, preso dall'immaginabile sconforto, decise di riscrivere tutto a memoria e nel 1914 fece pubblicare la prima edizione grazie al sostegno di 44 sottoscrittori e al tipografo Bruno Ravagli. A cent'anni dalla comparsa dei Canti Orfici offriamo qui un inedito del grande poeta: una lettera che spedì il 17 settembre 1917, importante perché fornisce una nuova lettura sul suo rapporto con l'universo femminile, molto indagato non solo dalla critica, ma anche da romanzi e film.

L'unico rapporto conosciuto a oggi era quello con Sibilla Aleramo: la loro storia d'amore era travagliata e ai limiti della psicopatologia di amorosi sensi, basti leggere Un viaggio chiamato amore (Feltrinelli) che raccoglie la loro corrispondenza tra il 1916 e 1918. Un rapporto non facile: Sibilla Aleramo era una donna mondana, autrice di romanzi come Il frustino , tra le prime femministe italiane, mentre Campana era stato esentato dalla Grande Guerra per «motivi di sanità mentale». La lettera che presentiamo in questa pagina rivela come Campana, mentre già frequentava la Aleramo, avesse in «simpatia» un'altra donna (più grande di lui, come lo era la Aleramo). Si chiamava Irma Gallo, apparteneva a una ricca famiglia di latifondisti di Rubiana, un paese in provincia di Torino. A mille metri di altitudine il marito Renzo Bottinelli, ricco imprenditore tessile di Como, fece costruire la maestosa «Villa Irma». Lì marito e moglie ospitarono lo stravagante Campana, che già allora si inerpicava per i monti facendo il bagno nudo in un fiume spaccando il ghiaccio a colpi di ascia. Quando Bottinelli fu chiamato per combattere nella Prima Guerra Mondiale, l'amicizia tra la Signora Irma e il giovane poeta si intensificò. Non abbiamo dubbi sulla moralità di Irma Gallo: quello che è certo, come si intuisce dalla lettera, è che tra i due nacque più di una semplice simpatia.

Come scrive Andrea Cogerino (pronipote di Irma Gallo), che ha trovato la lettera nel 2011, il suo bisnonno Bottinelli era molto geloso e «certo non dormiva sonni tranquilli mentre combatteva al fronte sapendo di aver un giovane poeta per casa, anche se da questa lettera si comprende piuttosto il dolore e la sofferenza di Campana, che evidentemente trovò in Irma una persona compassionevole e pronta all'ascolto. Dall'altra parte a quei tempi non era cosa comune che un uomo confidasse a una donna le proprie confidenze d'amore». La lettera è contenuta nel libro L'avventura dei Canti Orfici , appena edito da Gonnelli di Firenze, proprio la libreria di Firenze che nel 1914 vendeva la prima edizione dei Canti Orfici . Grazie all'iniziativa dell'attuale proprietario Marco Manetti nasce questo volume che raccoglie, grazie alle minuziose ricerche di Roberto Maini e Piero Scapecchi, tutti i proprietari della prima edizione originale (da d'Annunzio a Verga, da Bellonci a Palazzeschi) con relative dediche. Mentre tra le copie non autografate, acquistate dai collezionisti nel tempo (a oggi valutate sugli 8 mila euro), spiccano quelle di Gianfranco Contini, Michele Mari e Giampiero Mughini. A chiudere uno straordinario racconto inedito dello scrittore Marco Vichi che sembra quasi essere riuscito a entrare nella mente di Campana, lasciando il lettore sbalordito. Non un libro destinato solo a collezionisti, studiosi o bibliofili, ma un invito a riscoprire l'intera opera di Dino Campana. Ed è questa modernità a rendere L'avventura dei Canti Orfici (pagg. 144, euro 20, info@gonnelli.it ) il miglior omaggio che si potesse fare a Dino Campana in questo centenario.

Twitter @gianpaoloserino

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