Cultura e Spettacoli

Bacall, ultima star della grande Hollywood

Icona di un cinema leggendario, l'attrice ha lasciato il segno con la sua classe. E il suo sguardo indimenticabile

Bacall, ultima star della grande Hollywood

Il bicchiere piaceva anche a lei, e parecchio, come a Robin Williams, star di Hollywood ieri suicida. Però Betty Jean Perske, in arte Lauren Bacall, cioè The Look , «lo sguardo» - chi altro, dopo, ha guardato come lei da sotto in su, di sguincio, perché al cospetto di Bogart, suo compagno di vita e di lavoro, non sapeva tenere la testa alta? -, non ha fatto dell'alcol il suo demone. C'è molto di simbolico nei modi in cui sono spariti, a stretto giro, due divi accomunati dalla «Walk of Fame». Ma separati da percorsi esistenziali che rispecchiano due momenti storici diversi. Lauren Bacall ha incarnato l'epoca d'oro del cinema hollywoodiano. Da giovane indossatrice di Brooklyn, ha potuto esordire con Howard Hawks in Acque del Sud (1944), incontrare sul set Humphrey Bogart, sposarlo contro i voleri della propria famiglia ebrea conservatrice, ricevere nella loro villa di Beverly Hills un'altra coppia meravigliosa, Katharine Hepburn e Spencer Tracy, ballare con Frank Sinatra sotto gli occhi di John Huston. Poi, è venuto il tempo della polvere di stelle. Quando una forza della natura come Robin Williams dissolve il suo valore nelle dipendenze d'una generazione divistica che ignora il modo per preservare il carisma, dono divino, ma conosce i nomi degli spacciatori per vip di Los Angeles. Forse il ricordo di Williams sbiadirà, tra qualche decade. Lauren Bacall, morta ieri a 89 anni, nel suo letto della sua casa di New York, con vista Central Park, come conferma un sobrio tweet della sua cerchia familiare, rimarrà nel Pantheon delle icone indelebili.

«Il mio necrologio sarà pieno di Bogart, ne sono certa», confessava «Baby» a Vanity Fair : così la chiamava lui, «Bogie». E aveva ragione. Impossibile dimenticare «Se mi vuoi, fischia… sai fischiare, no, Steve? Unisci le labbra e soffia», la battuta che Lauren diceva, con la sua voce ruvida, al seduttivo Humphrey nel loro film galeotto, Acque del Sud , tratto dal romanzo di Hemingway Avere e non avere . Quarant'anni dopo quella memorabile battuta, che oggi nessuna donna e nessuna attrice pronuncerebbe, in spregio alla femmina devota, se ne va una protagonista della scena divistica internazionale, la cui vita «parla da sola», come diceva Mister Bogart.

Tra cinema e teatro, la Bacall ha vissuto una carriera longeva: di pellicole ne ha girate oltre una quarantina. Ricordiamo Il grande sonno (1946), basato sul racconto di Raymond Chandler, La fuga (1947) e L'isola di corallo (1949), tutti con Bogart e, nell'ultima fase, Dogville (2003) di Lars von Trier, senza dimenticare Pret-à-Porter (1994) di Altman e Come sposare un milionario (1953), con Marilyn Monroe e Betty Grable. Dove Baby , modella dal vitino di vespa, col debole per gli uomini attempati, gigioneggiava. «Li preferisco maturi. Come quello de La regina d'Africa . Com'è che si chiama? Sono assolutamente pazza di lui!», confessava, alludendo al film di John Huston, col marito protagonista.

Artisticamente, il grande pubblico l'associa a Bogart, col quale visse il periodo più felice. Il matrimonio fu celebrato nell'Ohio il 21 maggio 1945, nella fattoria dello scrittore Louis Bromfield. Ed è durato 12 anni, fino alla morte di lui per cancro, nel 1957. Inizialmente fu osteggiato dalla famiglia Perske, perché Bogart, 45enne già celebre, ma al quarto divorzio e più vecchio di 25 anni, non dava garanzie. Eppure, insinuò il Times nel 1996, non avesse sposato Bogart e il suo caratteraccio, forse la carriera di lei sarebbe esplosa. Howard Hughes e Howard Hawks la volevano e nel febbraio del '45 una foto con lei, seduta su un pianoforte, accanto al vicepresidente Usa Harry Truman, non insensibile alle gambe lunghe, fece il giro del mondo. Il glamour si appannò nel 1947, quando il Comitato USA per le Attività anti-americane, incluse Bacall e Bogart nella lista delle 500 celebrità paracomuniste. Loro risposero firmando una petizione, con Danny Kaye, Gene Kelly, John Huston, Ira Gershwin: Washington violava il Primo Emendamento sulle libertà civili. «Facemmo rumore a Hollywood, comunità che dovrebbe essere coraggiosa, ma invece è timida e si fa intimidire», notò Lauren. Nel frattempo, nel 1949 nasceva il primo figlio, chiamato Stephen come il personaggio di Acque del Sud . Poi, nel 1952, venne Leslie, chiamata così in onore dell'attore Leslie Howard.

«Mi sono sempre sentita totalmente ebrea», rivela Baby nell'autobiografia By Myself : l'idea di battezzare i figli, per l'orientamento cattolico di Humphrey, non la convinceva. La convinceva invece il chiacchierato «Rat Pack» di Frank Sinatra, col quale ebbe un flirt, una volta vedova. Nei 50 seguì un po' di radio e, nel '58, il matrimonio con l'attore Jason Robards,finito col divorzio nel 1969: i due ebbero un figlio, Sam. «Ho avuto un bel matrimonio, tre figli e quattro nipoti. Sono ancora viva. Ancora funziono. Ancora posso lavorare», rifletteva. Premio Oscar alla carriera nel 2009.

E pure alla vita.

Commenti