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La Blanchett porta l'amore lesbo a Cannes

Le scelte dolorose e liberatorie di "Carol" convincono i critici. E l'attrice è già candidata al premio...

La Blanchett porta l'amore lesbo a Cannes

da Cannes

Nell'America dei primissimi anni Cinquanta, la contestazione è di là da venire, la morale è puritana, il modello sociale è uno solo: ci si sposa presto, non si aspetta per fare figli, la donna è la regina degli elettrodomestici, l'uomo è in carriera. È il futuro che si prefigura per Therese, vent'anni, commessa nel reparto giocattoli di un grande magazzino, una passione nascosta per la fotografia, un fidanzato che la rispetta e che, appunto, vorrebbe incarnare per lei il sogno americano: fare soldi, comprare una casa, mettere su famiglia, fare almeno una vacanza a Parigi... Solo che Therese è in cerca di un'identità,, non sa dire di no, ma si pente subito di aver detto di sì.

Carol è il suo opposto. È più grande, appartiene a una generazione che ha fatto a tempo a essere adolescente prima del crollo di Wall Street e del New Deal rooseveltiano, proviene dall'alta borghesia, ha sposato un finanziere e ha una bambina. Da studentessa è andata a letto con la sua migliore amica, Abby, un legame sentimentale a cui più tardi il matrimonio, ovvero il rientro nella «normalità» della coppia classica, ha messo fine. Adesso però il matrimonio è andato in pezzi, stanno per divorziare e Carol sa che se gli uomini non fanno per lei, l'amore al femminile non è fatto per la società in cui si trova a vivere. Durante le festività natalizie però, cercando un regalo per la figlia, incontra Therese ed è il colpo di fulmine.

Tratto da un romanzo di Patricia Highsmith, Carol , di Todd Haynes, ieri applaudito in concorso, è un mélo molto ben girato, con un'accuratissima ricostruzione d'epoca (macchine, mobili, accessori e interni) a cui Cincinnati, dove gran parte del film si dipana, aggiunge molti elementi di uno skyline architettonico sostanzialmente immutato dalla Seconda guerra mondiale. La presenza di Cate Blanchett come protagonista (che ieri ha smentito di aver avuto amori omosessuali) è il valore aggiunto, perfetta dall'inizio alla fine e, al momento, la candidata ideale per il premio alla migliore attrice. Elegantissima nelle sue mises sofisticate, morbidi completi, pellicce, golfini di cachemire, cappellini, tutto nei toni e nei contrasti beige , verde, rosso, che evocano calore e insieme freddezza, l'abitudine compulsiva alla sigaretta e al dry martini, è lo specchio perfetto di una donna infelice, apparentemente controllata, malinconica e insieme fiera, capace alla fine di combattere per se stessa. Nel piccolo «on the road» nell'Ohio, a fianco della giovane amante (Rooney Mara), vissuto come una fuga e insieme una liberazione, c'è già l'eco di quello che pochi anni dopo sarà il «sulla strada» di Jack Kerouac, il viaggio che è ricerca e scoperta, riappropriazione del proprio io.

Uscito nel 1952, il romanzo della Highsmith apparve allora sotto lo pseudonimo di Claire Morgan. «Il perché è facilmente comprensibile», spiega Todd Haynes. «Raccontava una storia lesbica e in più a lieto fine, inconcepibile per la mentalità dell'epoca. Io ho cercato di restare fedele allo spirito del libro, ovvero a un racconto in cui la verità è l'ultima risorsa a disposizione».

Costruitesi cercando di venire incontro alle norme imposte dall'esterno, di fronte al turbamento emotivo che si trovano ad attraversare, Carole e Therese saranno obbligate a scegliere. Una scelta dolorosa e insieme liberatoria.

Fra le tante storie d'amore viste sinora a Cannes, Carol è esteticamente la più bella, anche se un po' zoppicante nella sceneggiatura: resta un mistero come l'investigatore privato sguinzagliato dal marito dietro a Carol riesca a trovarla.

Da maschi, si capisce comunque la rabbia del consorte, ma da come questi appare nel film, si comprende anche perché Cate-Carol gli preferisca una donna.

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