Cultura e Spettacoli

il commento 2 Le biblioteche? Una proposta liberale c'è già

diUna proposta precisa e liberale per le biblioteche e per il Catalogo Unico, la cui difficile sopravvivenza è stata denunciata da Luigi Mascheroni sul Giornale, è sulle scrivanie dei politici da tempo. Da quando scrissi con Carla Guiducci Bonanni, sottosegretario ai Beni culturali del Governo Dini e direttrice delle maggiori biblioteche italiane, il volume La memoria è il futuro dei libri (Ets, 2011), girammo l'Italia, dagli Uffizi al ministero dei Beni Culturali, a far conoscere la mia proposta che l'ex sottosegretario fece sua. La mandammo anche ai politici. Risposero quelli di centrosinistra. Dalla destra silenzio totale. La proposta partiva dai fatti: in un anno, nelle biblioteche statali, vengono consultate circa 2.280.600 opere (dossier Intesa San Paolo). Solo la Biblioteca Nazionale di Firenze possiede più di 6 milioni di volumi. Ovvero sono consultati meno della metà dei libri che ha in deposito una sola biblioteca. Al di là degli studenti, i lettori sono persone con studi di alto livello e il coinvolgimento dei meno istruiti è finora nullo. Le biblioteche sono un servizio per una ristretta parte della società. La proposta è rivedere la natura delle biblioteche e degli Istituti Centrali, tra cui quello del Catalogo Unico. Nella maggior parte dei Paesi occidentali una sola biblioteca funge da memoria della nazione: la Bibliothèque Nationale de France a Parigi, la British Library a Londra, la Library of Congress a Washington. Noi ne abbiamo due, Firenze e Roma, con costi raddoppiati. La Nazionale di Firenze deve diventare la sola biblioteca di riferimento, senza competenze sovrapponibili con altre biblioteche, e aggiornando senza ritardi o elisioni la Bibliografia Nazionale Italiana. Occorre smantellare gli Istituti Centrali del ministero perché si sono dimostrati macchine costose con risultati deprimenti: il Catalogo Unico può essere gestito meglio se affidato a un ente privato che ne salvaguarda l'uso pubblico. Alle biblioteche, decisive nel '900 per l'acculturazione generale, serve un salto d'epoca: al di là delle specialistiche, dovranno scomporsi andando nei luoghi maggiormente frequentati, dai supermercati agli autogrill, dalla Rete ai bar. Tutte queste proposte, ampiamente giustificate, sono pubbliche.

Nessun politico liberale ha dato finora segni di vita.

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