Cultura e Spettacoli

il commento 2 «Grande Brera» grande efficienza

Una «fondazione di diritto privato» che agisce «secondo criteri di efficienza economica». Questa sarà la trasformazione che subirà la Pinacoteca di Brera, e contro queste poche parole si sono scagliate le critiche dei soliti noti dei beni culturali italiani. All'orizzonte, però, non vi è nessuna «privatizzazione della cultura». La collezione e gli edifici della Pinacoteca saranno «conferiti in uso» alla Fondazione, pertanto la proprietà rimarrà in mani pubbliche. Al ministero per i Beni e le Attività Culturali spetterà la vigilanza sulla «pubblica fruizione» delle opere. Lo stesso MiBAC sarà membro fondatore della «Grande Brera». In qualità di «soci promotori» saranno coinvolti anche gli enti locali. Allo Stato e agli enti spetterà poi dare il proprio consenso all'ingresso di nuovi soggetti, pubblici o privati. Il MiBAC verserà ogni anno nel fondo di gestione della Fondazione 2 milioni di euro e almeno altrettanto dovranno fare gli enti locali partecipanti. Insomma, nascerà un soggetto privato in quanto la nuova fondazione dovrà rispondere al diritto privato, ma tutto il resto (proprietà, gestione, controllo e finanziamento) sarà ancorato al settore pubblico. Non si tratta poi di un'esperienza nuova per l'Italia, dato che sono attive da anni altre fondazioni che rispecchiano lo stesso modello organizzativo (a esempio, il Museo Egizio di Torino). Tre paiono comunque gli aspetti positivi di tale cambiamento: il godimento - da parte della Fondazione Grande Brera - di un'autonomia amministrativa e finanziaria; il coinvolgimento di realtà locali nella gestione dell'istituzione; la possibilità di ricevere finanziamenti privati. Oggi la Pinacoteca, in quanto museo statale, viene gestita direttamente dal MiBAC, attraverso il proprio organo periferico: la soprintendenza, la quale esercita tutela, conservazione e valorizzazione di tutto il patrimonio storico-artistico della Lombardia occidentale. La gestione della Pinacoteca rientra fra tutti questi impegnativi compiti. È giusto invece che un'istituzione così importante possa avere una propria autonomia ed essere gestita diversamente, con un proprio direttore, un proprio consiglio d'amministrazione, un proprio bilancio e attraverso precise e specifiche strategie organizzative e promozionali (marketing e fundraising incluse). Inoltre la condivisione gestionale con le istituzioni locali creerà un più stretto legame con il territorio e una maggiore partecipazione alla vita della Fondazione stessa. Infine la trasformazione della Pinacoteca in Fondazione autonoma permetterà di coinvolgere finanziatori privati (cosa attualmente non consentita) i quali potranno offrire un punto di vista importante sugli aspetti gestionali, apportando nuove competenze (l'efficienza economica, a esempio). Il risultato sarà una fondazione con tanto pubblico e poco privato. Un'istituzione mista che gestisce un museo di proprietà pubblica, in un Paese come il nostro in cui non esiste un mercato consolidato di donazioni private, come invece nei Paesi anglosassoni.

Brera avrà poco da spartire con le fondazioni museali private statunitensi, ma potrà trarre giovamento dal futuro assetto organizzativo.

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