Cultura e Spettacoli

Continua l’avventura dell’arte

Continua l’avventura dell’arte

Il lungo viaggio nella pittura italiana (e qualche scultura) non è finito. E avrete visto che siamo piuttosto indietro, imbattendoci in sorprendenti maestri anche poco conosciuti del momento più bello, più ricco e più fertile della creatività artistica italiana, quello che va dal 1450 agli inizi del ’500. Con un picco, a mio giudizio, capriccioso ma documentabile, tra il 1470 e il 1475.
In queste ore, non diversamente da Fazio e Saviano, faccio elenchi ed escono nomi non ancora discussi di Girolamo da Cremona, Francesco di Bettino, Bernardo Parentino, Saturnino Gatti, Cristoforo Scacco, Martino Spanzotti, Butinone e Zenale e quanti altri belli e difficili e ognuno straordinario e meritevole. Ma riusciremo a parlare di tutti? E intanto domani incroceremo Vincenzo Foppa, Giovanni Boccati, Nicola di Maestro Antonio d’Ancona, Ercole De Roberti. E chi ci potrà dire, vedendoli anche nella povera carta del giornale che non sono necessari? Il viaggio tra il 1480 cui siamo arrivati e il 1510, anno della morte di Giorgione, mi appare come la distanza incolmabile fra Achille e la tartaruga.
Se ne devono essere accorti i responsabili del Giornale sull’uno e l’altro fronte, Alessandro Sallusti e Luca Zuccoli, che mentre si arrivava alla fine del 25° quartino mi hanno chiesto (e concesso) una proroga, commissionandomene altri 25.
Indispensabili, inevitabili e da consumare febbrilmente almeno fino alla fine del ’700 per poi stringere, in un acuto finale, l’800 e il primo ’900 a non più (nonostante l’affollarsi di artisti) di quattro quartini, da Appiani a De Chirico, come dire da Napoleone a Mussolini, e poi chiudere.
Basteranno i cento posti che abbiamo davanti per accogliere i tanti maestri che io e voi amiamo (e amerete se ancora non li conoscete) da Bramantino a Sironi? Si finirà lì, appunto, fra De Chirico, Sironi e Morandi; ma intanto alcune note di servizio, da dietro le quinte.
Il lavoro è appassionante, l’offerta generosa (al buio) per chiamarmi alla sfida di ripensare l’arte che ho sempre amato e continuo a vedere. Ma parlarne, scegliendo prima cento e poi cento artisti, a ognuno dedicando 2.000-2.500 battute è un racconto personale e oggettivo insieme. Quelli sono, talvolta uno più di un altro, e quelli sento, chi con più trasporto chi per necessità. Ma con rispetto quando non con passione li ho raccontati. Otto alla settimana; la prima variante è che da domani in avanti saranno quattro soltanto la domenica, non più per 12 ma per 25 settimane. Arriveremo dunque a Natale, con le ultime non ancora decise immagini. E mi accompagnerà una valorosa e curiosa collega, in questo secondo tratto: Domizia Carafoli. Nel percorso fin qui compiuto mi hanno accompagnato l’ottimo Luigi Mascheroni e il puntuale Matteo Sacchi che hanno messo in pagina, corretto e affiancato con schede tecniche e biografiche, i miei pensieri pittorici e le mie emozioni. Spesso preoccupati, incerti sulle immagini non sempre in buona definizione, disperati o incazzati per i miei ritardi.
Ma io ero in viaggio continuamente, per una conferenza qua, per una presentazione là, in movimento e talora in difficoltà. Nelle mie notti lunghe e bianche non sempre trovavo l’orecchio disponibile a raccogliere le mie dettature. Così non tutti i pezzi arrivavano in tempo utile per la migliore messa in pagina e spesso non erano corretti, così mi sono trovato a dettare Niccolò Alunno e Benedetto Bonfigli sull’autostrada fra Roma e Bologna, l’autista costretto a uscire a Rioveggio per l’ennesima gomma bucata di un’automobile troppo sofisticata e senza una ruota di scorta. Eccomi allora, mentre Mascheroni imprecava, all’ombra di un ponte, appoggiato al guard rail su un piede solo, come una puttana sul marciapiede, a cercare di vedere l’immagine della memorabile Annunciazione del Bonfigli nelle troppo piccole dimensioni e nei riflessi del sole sullo schermo del telefonino, e scambiare così il bellissimo San Luca (che scrive la storia che vede, la storia di Maria, su un cartiglio che si attorciglia sulla testa del suo toro alato) per San Giovanni, accompagnato dall’aquila, suo attributo, proprio a causa di quelle ali del toro appena intraviste. Un errore di cui chiedo venia per l’imperfetta memoria a chi se ne è accorto, dolcemente indicandomelo: Pietro Carriglio regista e studioso, il più assiduo lettore di questi precari commenti. D’altra parte, senza questa occasione di replica non avrei saputo come riparare all’incidente, dopo avere con più comodo e non su un piede solo appoggiato a un guard rail, riguardato il bellissimo Luca concentrato con il cappellino in testa per ripararsi dal sole dello Spirito Santo.
Anche per questo l’occasione di rilanciare la nuova serie mi è grata ed è fortunata. E ora che Mascheroni si è autosospeso, ha fatto un passo indietro dopo la dura prova, prometto a Domizia Carafoli di consegnare i miei futuri deliri entro il giovedì. Perché ogni cosa sia al posto giusto e gli artisti non patiscano i miei affanni e Mascheroni come i buoni lettori possa andare a ricercare, nei loro luoghi, le opere dei pittori che andremo illustrando.

Buon viaggio e buon Natale.

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