Cultura e Spettacoli

Così la fotografia ha accompagnato la storia d'Italia

Un libro spiega come è cambiata l'arte dell'immagine nel nostro Paese dal 1839 ai giorni nostri. Da forma di documentazione a propaganda. Dal gossip dei paparazzi a Internet, passando attraverso la stampa

Il valore storico della fotografia ha accompagnato l'intero Novecento, scandendone momenti ed eventi. Ma col tempo l'immagine ferma è diventata una forma d'arte e ha confermato anche il suo ruolo di cardine del ricordo e testimonianza. Lo sviluppo del giornalismo ha sostenuto, accanto all'allestimento di importanti archivi come quello dei fratelli Alinari, il ruolo dell'immagine nella storia e nel costume del nostro Paese. Su questi presupposti Gabriele D'Autilia, che insegna all'università di Teramo, ha recentemente dato alle stampe un interessantissimo volume, "Storia della fotografia in Italia dal 1839 a oggi" (Einaudi, pp. 429, euro 32), nel quale ripercorre la parabola di questa forma d'arte e informazione al tempo stesso.
Tuttavia, la fotografia non è stata soltanto un supporto documentario della "grande storia" ma è stata parte integrante della cultura - sia quella d'elite, sia quella popolare - e del costume. Dalle immagini degli emigranti agli scatti su importanti personaggi storici, divenuti addirittura materiale di contrabbando, la fotografia si è rivelata volta a volta il sostegno propagandistico del regime fascista fino a diventare, in tempi più recenti, l'anima del cosiddetto gossip, attraverso il proliferare dei paparazzi che documentano - a torto o a ragione - ogni mossa di vip e personaggi al centro dell'attenzione pubblica. Accanto a loro si aggiungono tutti quelli che fanno uso della fotografia come amatori, affiancando agli scatti per pura finalità di ricordo, le immagini studiate e costruite in studi attrezzati a questo scopo.
Nel suo viaggio, D'Autilia conduce il lettore dai primordi della fotografia nell'età risorgimentale e post-unitaria quando essa era una forma di documentazione del Paese e del suo evolversi. Istantanee tra dilettantismo e kodakismo, quando la tecnica non era ancora così perfezionata come lo è stata con il trascorrere dei decenni. Sotto il fascismo quest'arte è stata subordinata all'interesse celebrativo e di fabbrica del consenso che, soltanto oggi, si è trasformato in valore storico di un'epoca documentata, oltre che dai suoni, anche dai ritratti. Nel dopoguerra acquisirono progressivamente importanza i giornali e, con essi, anche le fotografie con cui, sempre più frequentemente, venivano accompagnati e illustrati gli articoli e le corrispondenze degli inviati in luoghi cruciali. Dagli anni Sessanta in poi, la fotografia è diventata argomento di discussione.

Le immagini di sportivi, politici, e divi dello spettacolo hanno alimentato chiacchiere e pettegolezzi, mentre la nuova frontiera del XXI secolo ha portato variazioni tecniche profondissime con il digitale che ha ridotto sensibilmente l'uso della pellicola e della stampa, moltiplicando a dismisura il numero degli scatti, con il vantaggio di poter semplicemente scartare quelli sbagliati e imperfetti.

Commenti