Cultura e Spettacoli

Il direttore del museo: "Vietare la mostra? All'estero non sarebbe mai successo"

Arturo Galansino, direttore generale di Palazzo Strozzi: "Quando l'ho saputo sono rimasto interdetto. Vieteranno anche i lavori di Michelangelo e Leonardo perché trattano di arte sacra?"

La "Crocifissione bianca" di Marc Chagall
La "Crocifissione bianca" di Marc Chagall

Quando lo raggiungo al telefono, Arturo Galansino sembra più divertito che altro. Il giovane direttore generale di Palazzo Strozzi, fresco di nomina (è a Firenze da marzo, in precedenza aveva lavorato a Louvre e National Gallery, ndr), non si capacita della bufera che si è scatenata dopo che a una scolaresca fiorentina è stato vietato di visitare la mostra sull'arte sacra allestita proprio nel suo museo per "non offendere i bimbi non cattolici".

Galansino, qual è stata la sua prima reazione alla notizia?

"Devo dire che mi ha incuriosito: credo che l'episodio sia indicativo del momento in cui viviamo."

In che senso?

"Vede, la mostra vuol dare una lettura originale della nascita della modernità - ovvero dal 1850 al 1950. Nel mainstream critico sull'arte moderna il tema dell'arte sacra non è stato toccato spesso da una grande retrospettiva come questa."

Le opere esposte potrebbero mai "indottrinare" qualcuno?

"No. Anzi, espone opere di artisti che non si associano al mondo immediatamente confessionale. Van Gogh, Chagall, Picasso, Max Ernst, Guttuso... non certo pittori devozionali."

Scusi, non capisco. Se fossero stati artisti "confessionali" avrebbe avuto senso vietarla?

"Se passeggiassi con mia nipote per il Louvre o la National Gallery di Londra o il Metropolitan Museum di New York avrei lo stesso problema. Così anche se un giorno allestissi una mostra di Raffaello. La tematica sacra si lega all’arte occidentale a doppio filo fino al momento in cui inizia la modernità – ed è il momento che noi portiamo in mostra. L’arte occidentale è indissolubilmente intrisa di tematiche sacre. Spero non si voglia proibire la conoscenza di opere di Raffaello, Michelangelo, Leonardo…"

Lei ha lavorato a lungo a Londra, in una cultura assai più secolarizzata di quello italiano. Lì sarebbe mai potuto accadere un episodio simile?

"Assolutamente no. Il pubblico di massa, internazionale, di una città come Londra non conosce i temi e l'iconografia sacri. Nei grandi musei si spiega anzi il messaggio cristiano proprio a un'audience multiculturale e multireligiosa."

La vostra mostra che peraltro è stata visitata, sia pure in senso lato, anche da Papa Francesco

"Esatto. L’icona della mostra, che ho portato in Battistero, tre giorni fa, al cospetto del Papa, è la Crocifissione Bianca di Chagall dell’Art Institute di Chigago: un quadro che incarna il dialogo interreligioso tra ebraismo e cristianesimo. Per questa ragione è un’icona della mostra e forse per questa sua essenza è l'opera d'arte preferita dal Pontefice."

Ha parlato con il preside della scuola Matteotti?

"Sì, l'ho chiamato per invitarlo a visitare la mostra e gli ho anche proposto di inviare a scuola alcuni membri del nostro dipartimento didattico.

Per spiegare la mostra ai bimbi."

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