Rubrica Cucù

Dolce elogio del rientro

Non c'è solo il sabato del villaggio, c'è pure la domenica del rientro, che per molti è confortante e persino allettante

Caro Giacomo, non c'è solo la delizia dell'attesa, c'è anche il piacere del ritorno. Non c'è solo il sabato del villaggio, c'è pure la domenica del rientro, che per molti è confortante e persino allettante. Non sempre reca tristezza e noia il lunedì della quotidianità dopo il sabato di festa o la vacanza. Andare alla festa spesso è meno piacevole che tornare da una festa, chiudere la porta, svestirsi, tornare se stessi. Nel rientro c'è il piacere di ritrovare le piccole cose di ogni giorno, il rumore familiare della vita e le sue abitudini, il guscio, la casa, i riti, il bar, gli amici, perfino i colleghi di lavoro. Sono le minime sicurezze della vita domestica e rionale che rinsaldano la propria identità e fanno sentire ad agio nel proprio habitat. Non c'è solo la noia della ripetizione, lo stress degli affanni, il ritorno all'incubo della crisi, la fatica e il grigiore. C'è pure la fine del disagio per una vita estranea e un po' cialtrona, selvatica e latitante, finto-lussuosa o solo scomoda, forzata alla spensieratezza e ai suoi biechi rituali. E poi il ritmo pressante della vita consueta non lascia tempi vuoti in balia della tristezza.

O se vogliamo conciliare le vedute, caro Giacomo, duca della Malinconia, la bellezza in ambo i casi è negli annunci. È bello quando si annuncia la vacanza ed è bello quando si annuncia la ripresa della quotidianità; in ambedue viviamo la grazia delle cose che ci mancano. Sono belli gli estremi, il sabato della vigilia e la domenica del rientro.

La fregatura sta nel mezzo.

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