Cultura e Spettacoli

Ecco perché essere di destra è un pregio per gli scrittori

Gli autori di sinistra amano svolgere tutti i ruoli: accusatore, difensore, giudice, imputato e testimone. Gente come Pound o Céline, invece, non vede nel lettore un bimbo da educare

Ezra Pound
Ezra Pound

Riferendosi alla rappresentazione del Buddha, Ananda Coomaraswamy scriveva in un suo saggio: «Dobbiamo dimenticare il fatto che stiamo ammirando un'opera d'arte in un museo \ accoglierla come un'immagine di ciò che siamo potenzialmente».

Egli dunque isola tra le caratteristiche di un oggetto questa capacità di mettere in relazione chi lo contempla con le proprie capacità inespresse. Il fine, in questo caso, è la comprensione di certa arte orientale. Perché invece non adottarla come discriminante per valutare un'opera d'arte in genere, orientale o occidentale che sia? E cosa accadrebbe se la applicassimo alla letteratura? È quello che ho tentato di fare, essendo il mio ambito di riferimento. Ebbene, esce fuori che scrittori, poeti, romanzieri di destra hanno scritto opere superiori, giacché leggendole siamo direttamente connessi non solo con la realtà che viviamo e il tempo presente, ma appunto con ciò che possiamo diventare.

Così, se gli intellettuali di sinistra hanno per molto tempo insistito sul concetto sempre più statico di coscienza (individuale o collettiva, oltre la quale non sembra esserci nulla da esplorare), costringendo il lettore a fare i conti con la propria miseria, è vero, ma spesso creandola da zero pur di salire in cattedra e avere qualcuno da condannare, ecco che i nomi di Pound, Joyce, Eliot, Céline, ma anche Gadda e Longanesi spiccano per capacità di responsabilizzare il lettore. Questi autori non credono che l'interlocutore sia incapace di giudicare ciò che si trova davanti, allorché non incappano nel fatidico errore che la psicoanalisi ha compreso e dimostrato, e cioè di creare con l'altro da sé quel rapporto genitoriale che mai dovrebbe instaurarsi tra pari. L'errore, intendo dire, di togliere all'individuo la possibilità di risolvere da sé il conflitto di voci interiori che sta alla base di ogni elevazione, e che se proprio vogliamo parlare di coscienza fa sì che persino questa si venga a creare durante l'adolescenza dei nostri ragazzi.

Ogni madre oculata avrà infatti sperimentato che punzecchiare continuamente i propri figli perché non studiano è controproducente. Si ottiene l'effetto contrario, proprio perché ciò che è giusto fare viene espresso dalla madre (che diventa voce della coscienza), presente nella vita dei figli ma esterna alla loro mente, i quali, dovendosi giustamente creare una propria identità non potranno che ottenerla per opposizione, allontanandosi di più ancora dall'ottemperare ai propri compiti. Diversamente, lasciarli liberi di organizzarsi autonomamente si rivela più costruttivo perché saranno loro stessi a risolvere il conflitto pigrizia/senso del dovere, scegliendo «per natura» la cosa giusta.

E allora perché, se un ragazzo diventa adulto davanti alle responsabilità, dovremmo considerare immaturo e incapace di comprendere concetti complessi il lettore, che adulto lo è già? Fateci caso: ogni romanzo identificabile col pensiero della sinistra avrà al suo interno la spiegazione dei concetti; un sistema di cornici implicite finalizzate a dimostrare la «ragionevolezza dei ragionamenti». Un'autolegittimazione terroristica giacché si fonda su una minaccia costante che il lettore deve capire e accettare, pena l'espulsione dal senso: «se non capisci qualcosa è perché non sei all'altezza». Tutto troppo contorto per somigliare a qualcosa di autentico. Lo scrittore di destra accetta invece la parità delle parti, e la sfida che lancia è a se stesso prima che a tutti: indaga un sentimento, un paesaggio, magari lo crea per intero con gli stessi mezzi di qualsiasi altro autore, ma lo fa con onestà assoluta perché sa che sta alle sue capacità fare breccia nel cuore del lettore e si concentrerà solo su quelle. Scrivendo, egli non istruirà un processo, né penserà mai di essere ubiquo abbastanza da assumere tutti i ruoli possibili: accusatore, difensore, giudice, imputato e testimone. Non si sogna di eleggere tra le righe alcun tribunale a cui fare appello nel caso in cui il suo lavoro non venisse apprezzato o compreso.

Questo scrittore ha il merito di ricordare che nella sua totalità un'opera d'arte è e deve poter essere sempre percepita come un'opera estetica. Deve cioè poter rispondere al «dover essere». A differenza dei moralisti non rimarrà allora impantanato nell'etica, che dell'estetica è figlia.

Il dato indiscutibile è che di questa onestà intellettuale godrà chi ne possiede abbastanza da riconoscerla, che sia di destra o di sinistra. Sarebbe un peccato per chiunque perdersi la folgorante bellezza dei versi di Pound, alcuni dei quali da soli valgono interi saggi di economia, o l'astrofisica di quel folle di Eliot. Basta leggere il primo dei Quattro quartetti perché il lettore possa misurarsi con le leggi della Relatività di Einstein o vivere in prima persona tutti i salti spazio-temporali enunciati dalla fisica quantistica.

* Autore di Liberal

(il Saggiatore)

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