Cultura e Spettacoli

«Ecco perché l'amore è rivoluzionario»

Omnia vincit amor. Il verso virgiliano è uno dei pochi concetti che stanno in piedi sempre e ovunque. Per Francesco Alberoni da Borgonovo Piacentino, classe 1929, formazione da medico, galloni accademici da sociologo (fu rettore universitario in un posto caldo e in un momento caldo, Trento, '68-70) è stato l'occupazione di una vita, gli ha permesso di elaborare una teoria originale e organica sull'argomento, oltre che di vendere milioni di copie. Il suo Innamoramento e amore del 1979 è un caso unico di saggio filosofico diventato non solo best, ma anche long seller, con 90 edizioni. Le sue rubriche, sul Corriere della Sera prima, sul Giornale dopo, sono sempre seguitissime. Alcuni accusano Alberoni di essere un divulgatore troppo facile, dimenticando che la sua teoria dell'«amore come stato nascente di un movimento collettivo a due» è una spiazzante conversione di un concetto di Max Weber, e che molti suoi lavori (da quelli sulla figura del leader a quelli sul marketing) sono un'applicazione innovativa di acquisizioni teoriche.
«Con i miei libri principali ho costruito un modello teorico sull'amore. So che funziona. Ma c'era dell'altro, c'erano dei casi particolari che non potevo trasferire in idee chiare e distinte, che avevano bisogno di essere raccontati» dice Alberoni al Giornale. E per raccontare le singolarità ha deciso di avviare una collana di brevi testi di narrativa con l'editore Sonzogno all'interno della collana «La scienza dell'amore». Libri agili, ognuno dedicato a un archetipo amoroso. Le prime uscite sono Evita e Faust dello stesso Alberoni: «Nella storia di Faust l'amore gli porta la lucidità mentale per svegliarsi e staccarsi dalla vita precedente» spiega. «Invece, in quella di Evita abbiamo di fronte una donna che non riesce a non scegliere la strada del potere, piuttosto che quella dell'amore».
L'innamoramento non è l'attrazione erotica, è invece una «conversione» totale, in un certo senso rivoluzionaria...
«Ci sono società che reprimono l'innamoramento. In Giappone non ne hanno nemmeno l'ideogramma. Però lo conoscono benissimo. Da biologo quale per formazione sono ho notato che nell'attrazione sessuale si attiva una diversa parte del sistema nervoso rispetto a quella dell'innamoramento. Quest'ultima si attiva di più, per esempio chattando su internet che in un rapporto fisico...».
Chattare è più vicino all'innamoramento che non avere un'avventura?
«Talvolta sì. Si mettono in moto forze e processi che potrebbero predisporti ad innamorarti. Il mezzo favorisce l'innamoramento più della vicinanza fisica».
Alcuni sostengono che l'amore romantico ed esclusivo è solo un'invenzione dei poeti europei del Duecento...
«Però il Sakuntala indiano è un libro d'amore. L'esclusività dell'innamoramento c'è in Properzio, in Catullo, in Giappone come in Europa. Da noi nell'Occidente cristiano c'è questo sviluppo: Medioevo, donna angelicata, Abelardo ed Eloisa, e poi si è arrivati ad Anna Karenina. In altre culture non c'è questo tipo di elaborazione, però la gente per amore s'ammazza lo stesso».
Con la sua definizione «L'amore è lo stato nascente di un movimento collettivo a due» ha rovesciato le teorie rivoluzionarie del marxismo: ha messo il personale a fondamento del politico.
«Ho preso il concetto di rivoluzione, che secondo il marxismo è il momento massimo dell'autocoscienza di classe “per sé”, e ne ho fatto una cosa da garzoni di panetteria. Ma si sono irritati più i mostri sacri del marxismo dei miei studenti».
Che cosa ne pensa adesso del fatto che l'immaginario sessuale venga sempre più usato a fini politici, vedi i movimento delle Femen?
«È chiaro che questo toglie qualsiasi significato all'eros. La politica è guerra. Nel momento in cui io donna mi scopro il seno, e ci scrivo su “sei uno stronzo” so che questo seno ti attira, e in questo modo ti do un pugno in faccia. L'immaginario erotico ha una duplice natura. Quando si incanala nell'attrazione erotica reciproca diventa delicato e poetico, altrimenti diventa strumento di guerra. Ma nella cultura contemporanea vedo anche altro...».
Cioè?
«È il momento del disordine, del caotico, del dionisiaco, che prelude all'apollineo. È la dialettica movimento-istituzione. Adesso, anche in Italia, il disordine è massimo. Ne usciremo con un qualche ordine».
Intende anche dal punto di vista politico? Emergono nuovi leader carismatici?
«Ovviamente Renzi e Grillo. Quello di Renzi è il proseguimento del lavoro di Occhetto: un lungo viaggio verso la socialdemocrazia, ma per convulsioni. Ma il mondo del Pd è fatto di gente che ha interiorizzato la democrazia. Renzi ha le qualità del leader, a quanto sembra, ma finora è rimasto nell'alveo dell'istituzione Pd».
Allora il modello del capo carismatico, in grado di attrarre anche emotivamente i suoi elettori è Grillo?
«L'attrattiva emotiva è una delle caratteristiche essenziali del leader. Nel caso di leader maschi si tratta spesso di un'attrattiva perfino erotica. Arrivando a Grillo, una cosa è certa: finora è l'unico che ha creato un suo movimento partendo dal nulla. Nel profondo Grillo è un dittatore e la sua base sono degli anarchici. Gente che vuole la consultazione, che poi è la manipolazione, perenne.

Se io devo consultare per ogni decisione sessanta milioni di elettori faccio in tempo a dargli l'informazione sbagliata e a produrre l'emozione in base alla quale voteranno».

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