Cultura e Spettacoli

Ora le foibe possono sbarcare in Rai

Rivoluzione culturale in casa Rai. Per la prima volta nella storia del servizio pubblico, il dramma delle foibe e dell'esodo viene raccontato in una delle trasmissioni più seguite di Rai 1

Ora le foibe possono sbarcare in Rai

È tempo di cambiamenti in casa Rai, con il rinnovo del cda in salsa sovranista. E il palinsesto della tv di Stato sembra aver recepito il messaggio. Cala il tabù sulle foibe che, per la prima volta nella storia della Rai, vengono “ospitate” in uno dei programmi campioni di ascolto, uno di quelli che, per intenderci, parlano alle mamme e alle famiglie d’Italia: Linea Verde. È una rivoluzione. Basti pensare che, appena un paio di anni fa, lo spettacolo rivelazione di Simone Cristicchi, Magazzino 18, nonostante il successo di pubblico, venne relegato in tarda serata.

“Alla scoperta del Carso Triestino” è un viaggio che racconta, nello stile classico del programma, paesaggi, sapori e tradizioni di Trieste e del suo entroterra: dall’archeologia industriale del Porto Vecchio al castello di Duino, dai prodotti della terra al profumo del caffè. Ma Trieste non è solo questo. Ed i conduttori Federico Quaranta e Federica De Denaro (esule di seconda generazione da Zara) hanno saputo cogliere e divulgare, con sensibilità e attenzione, una storia lungamente nascosta al grande pubblico. Quella delle foibe e dell’esodo istriano, fiumano e dalmata. A partire dall’orizzonte del porto di Trieste perché, quando il cielo è terso, da lì si intravede l’Istria. Per poi varcare la soglia del Magazzino 18 dove ancora giacciono le masserizie di chi è stato costretto a scappare: sedie, tavoli, oggetti di uso quotidiano che sono il simbolo dell’abbandono della propria casa e la fine della presenza millenaria degli italiani nelle terre dell’adriatico Orientale. Le telecamere di Linea Verde arrivano sino al ciglio della foiba detta “Abisso Plutone” e al cospetto del monumento nazionale della foiba di Basovizza.

A scandire il racconto ci sono le testimonianze di chi, a vario titolo, è parte di quella pagina di storia: Piero Delbello, direttore dell’Istituto Regionale per la Cultura Istriana, Giusto Butti, della Lega Nazionale, l’esule Romano Manuzutto, ed Emanuele Merlino del Comitato 10 Febbraio. “La trasmissione di ieri rappresenta la vittoria della verità e dell’identità. Finalmente viene ripagato e riconosciuto l’impegno di tante associazioni e di altrettanti italiani che non si sono mai arresi di fronte all’oblio imposto da chi non ha mai riconosciuto la tragedia di una parte della nostra gente”, commenta Merlino. E l’augurio, adesso, è che “questa puntata sia solo la prima di una lunga serie”.

“Un elogio alla narrativa di questa puntata” arriva anche dai vertici di viale Mazzini. Perché, spiega il consigliere Rai Giampaolo Rossi, eletto in quota Fratelli d’Italia, “ha saputo conciliare gli aspetti tipici di una trasmissione come Linea Verde, attenta all’unicità italiana da un punto di vista culturale, sociale ed economico, con l’impeccabile racconto di uno degli eventi storici più importanti d’Italia, un pezzo della nostra memoria che è stato spesso nascosto”. “Questo – aggiunge Rossi – è il servizio pubblico e questa non deve esser un’eccezione ma la regola”.

Siamo di fronte all’anno zero dell’informazione di Stato? È ancora presto per affermarlo, di sicuro, promette Rossi, assisteremo ad un “riequilibrio dell’informazione e della narrativa pubblica con maggiore attenzione all’identità nazionale e alla storia del nostro Paese”. Il prossimo appuntamento è il 4 novembre, in occasione del centenario della vittoria della Prima Guerra Mondiale.

Chissà che non si riesca a far uscire dall’oblio anche questa pagina d’Italia.

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