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La forza della fantascienza? È pura filosofia (ma diverte)

Guardians of the Galaxy sbanca il botteghino Usa. Ed è solo l'ultimo successo del genere che interpreta meglio l'epoca tecnologica. Fra intrattenimento e arte

La forza della fantascienza? È pura filosofia (ma diverte)

N umeri bollenti. A guardarli viene in mente la lava. Guardians of the Galaxy , l'ultima creatura hollywoodiana della fantascienza scovata nel magazzino della Marvel e firmata da James Gunn, nel fine settimana ha eruttato magma a volontà: 94.000.000 di dollari. Un incasso da record. In agosto non si erano mai visti numeri simili. Tanto per fare un paragone (e capire la forza dell'eruzione) The Bourne Ultimatum nel 2007 si era piazzato in vetta con 69.000.000. Visto che nel primo fine settimana i film in media incassano il 30% del bottino finale, i «guardiani della Galassia» dovrebbero attestarsi intorno ai 300 milioni di dollari, probabilmente il campione di incassi di una stagione in crescita (oggi primo è Capitan America. The Winter Soldier con 258 milioni). Un film potrebbe contestargli il primato, l'ennesimo magico coniglio estratto dal cilindro della fantascienza: Interstellar di Christopher Nolan, in uscita la prima settimana di novembre. A dominare gli schermi statunitensi (e quelli mondiali, poiché è la stessa cosa), lo avrete capito, è il genere di fantascienza e affini. La realtà al cinema sembra non esistere più. Ai primi posti negli incassi della stagione americana ci sono (oltre a Capitan America ), The LEGO Movie , Transformers. Age of Extinction , Maleficent , X-Men. Days of Future Past , The Amazing Spider-Man 2 , Godzilla , Dawn of the Planet of the Apes . Non c'è bisogno neanche di tradurre i titoli, in Italia escono così. Aggiungiamoci Guardians of the Galaxy e Interstellar e i magnifici dieci sono pronti. C'è qualcosa di reale in questo decalogo? No! Pura immaginazione, mondi inesistenti, galassie lontane, effetti speciali digitali a volontà, 3D superlativi (provate a vedere Dawn of the Planet of the Apes tridimensionale allo IMAX di Londra, vi metterete in fila per rivederlo subito, pagando senza protestare un biglietto tre volte superiore a quello più caro in Italia!). E anche un po' di mattoncini di plastica e Angelina Jolie con le corna servono da appetitoso contorno. La fantascienza ha conquistato il mondo. Alcuni pensatori se la ridono. Nietzsche l'aveva profetizzato, addirittura un secolo e mezzo prima: il mondo sta diventando favola. Ma il baffuto filosofo non pensava certo alla fantascienza. Eppure di filosofia parla soprattutto il genere di fantascienza. Stanley Kubrick lo aveva capito nel lontano 1968: mentre il mondo sulla terra stava prendendo fuoco, lui volava fuori della dimensione del reale, cercando nell'universo risposte determinanti, in 2001. Odissea nello spazio . Del resto lo stesso anno sfondava al botteghino il più semplice e pacifista Il pianeta delle scimmie . Genere uguale: fantascienza. Però due galassie diverse. Una limpida, l'altra oscura. Una industriale, l'altra artistica e metafisica. La storia del cinema ci dice che vinse, come sempre, l'industria.

L'anno di svolta è il 1977. Due ragazzi promettenti della «nuova Hollywood» mettono tutti nel sacco, diventando i padroni e i profeti del cinema PPGPC (postmoderno planetario globalizzato politicamente corretto). Sono George Lucas con la prima puntata della saga di Guerre stellari e Steven Spielberg con Incontri ravvicinati del terzo tipo . Il vaso di Pandora è scoperchiato. La fantascienza, sempre sposa della tecnologia più avanzata, diventa il grimaldello della comprensione del mondo, perché la tecnologia penetra nel mondo, in maniera capillare. Nel 1977 non c'è il telefono cellulare, Internet, il computer portatile. Ma tutto è sulla rampa di lancio. Pronto a schizzare. Da quel lontano 1977 nel cinema è stato un susseguirsi di successi fantascientifici. L'apoteosi sta tra la totale oscurità di Blade Runner (1982) e il contrasto virtuale tra luce e tenebre della trilogia di Matrix (arrivata nel 1999): film, fumetto, videogioco, look, estetica, meditazione religiosa, argomentazione filosofica. In mezzo ci sta di tutto: opere d'arte e spazzatura. E dopo ci sarà di tutto e di più, con la cavalcata dei «supereroi».

Un vecchio vizio è quello di catalogare la fantascienza nel laboratorio delle scemenze. Tattica comoda. Ma inutile. Meglio porsi una domanda: perché nell'ultimo trentennio la fantascienza ha spopolato? Prima risposta: perché l'industria del rincretinimento l'ha imposta solo per lucro. Chi ci crede si accomodi. Seconda risposta: perché il mondo è cambiato. C'è stata la rivoluzione degli «analogici» (quelli che hanno dovuto studiare attentamente il telecomando per capire come funziona) rimpiazzati dai «digitali» (quelli che gattonando hanno capito come funziona senza chiederlo a nessuno). Per i «digitali» la fantascienza, mandata giù prima sul piccolo poi sul grande schermo, e poi via via in tutti gli schermi succedanei grandi e piccoli, è lo specchio dell'esistenza, come negli anni Trenta del secolo passato lo sono state le commedie sentimentali e i film western. La X Generation (i nati alla fine degli anni Settanta) ha eletto Neo, l'eroe di Matrix , a guru generazionale. E, può piacere o meno, gli «analogici» stanno in casa, sul divano, a vedere la televisione, e i «digitali» vanno al cinema, e i loro figli vanno al cinema, a vedere film di fantascienza. Matrix , per concludere, o la serie di Batman, sono stati un oggetto di grande, grandissimo consumo. Ma anche una finestra aperta sull'esistenza. Che differenza passa tra Guardians of the Galaxy e Interstellar ? Il primo è pura visibilità e muscoli. Il secondo è altrettanta pura visibilità e cervello.

O, se volete, più semplicemente: uno vi fa passare allegramente due ore; l'altro vi ragguaglia sulla posizione della razza umana nell'universo.

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