Cultura e Spettacoli

Il futuro mancato della "Dolce vita"

Un volume di Iarussi sull’Italia felliniana dei primi anni Sessanta e su quella che è nata sulle ceneri di un’era che molto prometteva ma purtroppo ha poco mantenuto

Il futuro mancato della "Dolce vita"

E’ un macrocosmo di visioni. Sensazioni. Immagini. Rumori. Eco di un decennio lontano che arriva perfino a oggi. E’ una miscellanea di apporti “C’era una volta il futuro” (Il Mulino, pp. 147, euro 14) il volume che l’autore Oscar Iarussi intende dedicare all’Italia della “Dolce vita”, ma in realtà si perde in un mare magnum di piccoli e grandi ritratti. A sorprendere è già il ritmo cronologico di un saggio che procede a ritroso. Si parte dall’oggi, in buona sostanza. E da quanto c’è di fellininano nell’Italy real show di oggi. Si parte insomma dai nani e dalle ballerine, figlie e nipotine dell’Italia di via Veneto anni Sessanta, nella quale si aggirava un Marcello Mastroianni negli abiti di Marcello Rubini, giornalista free lance, più sensibile alle bellezze femminili che alle notizie come, nella scena d’apertura, il trasporto di un’immensa statua di Cristo pantocrator in Vaticano.

Nel volume ci si aspetterebbe di trovare una ricostruzione di quell’Italia del boom. Quella che aveva saputo creare i presupposti e le caratteristiche dell’Italia che sarebbe venuta dopo. E da quel punto di partenza ravvisare quel poco che si può ravvedere di felliniana dolce vita nell’Italia di oggi e quanto, di conseguenza, ci si è spostati da quelle movenze. Invece nel racconto entrano apporti importanti. Considerevoli. Spezzoni di politica. Uno spaccato sociale. Perfino l’infotainment. Qualcosa, il cui significato è comprensibile soltanto oggi.

Sono suggestive le pagine di “C’era una volta il futuro”, ma il lettore che vi approda può archiviare il volume come se fosse una cartolina dal passato. C’era una volta il futuro, lo stesso che raccontiamo in questi anni, con gli occhi del poi perche’ , vivaddio, non siamo preveggenti. Ciò non toglie però che le pagine di Iarussi siano spesso confusionarie e mettano troppe carne al fuoco perche’ il lettore possa gustarsi e apprezzare la bravura del suo autore. Non si capisce insomma se interessasse più il passato o il futuro. O il futuro visto ad anni di distanza, come il presente di allora. Certo “La dolce vita” di Fellini c’entra veramente poco. E’ una suggestione. Che tanto sarebbe piaciuta a Fellini, ma che rischia di fuorviare l’attenzione.

E di lasciare le mani vuote come se chi legge si fosse trovato travolto da un’ondata di volti, personaggi e situazioni che sono volate via senza lasciare traccia.

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