Cronache

Il giallo internazionale di Ida, la bimba condannata alla fuga

I genitori naturali e quelli affidatari se la contendono. Sullo sfondo le opposte leggi, in Italia e in Brasile, in tema di diritto di famiglia

Il giallo internazionale di Ida, la bimba condannata alla fuga

Pensate se, in Italia, l'Ansa annunciasse: «Ritrovata in Brasile Denise Pipitone, era stata adotattata da una nuova famiglia di Rio». La notizia finirebbe il giorno dopo sulla prima pagina di tutti i giornali.

Mutatis mutandis è accaduto, pochi giorni fa in Brasile, dove il tg di TvGlobo, il più seguito del paese, ha annunciato: «Ritrovata in Italia Ida Veronica Feliz, la bimba sparita 2 anni fa dal Brasile». Le similitudini tra i due casi finiscono qui. Anche perché le storie di Denise e Ida sono profondamente diverse: Denise è una bambina sparita nel nulla e che probabilmente è morta, Ida è invece una bambina la cui esistenza è stata terribilmente complicata dagli adulti, ma che per fortuna è viva e vegeta.

La trama dei primi 10 anni di vita di Ida è un libro che si compone di vari capitoli. Molte pagine sono strappate o di difficile traduzione, tanto che l'intreccio generale si presta almeno a due diverse letture: quella affidata alla legge brasiliana e quella interpretata dalla legge italiana. Sullo sfondo la «guerra» tra due famiglie: quella naturale di Ida formata da un papà italiano e una mamma carioca; e quella adottiva composta da due genitori brasiliani a cui il Tribunale aveva affidato Ida.

Ma perché un tribunale brasiliano ha affidato Ida a una nuova famiglia se la piccola i suoi genitori già li aveva? A ricostruire per primi in Italia la complessa storia di Ida sono stati i cronisti del «Giornale di Vicenza», prontissimi a cogliere il titolo-choc annunciato in Brasile nell'edizione serale più seguita di «TvGlobo»: «Ritrovata in provincia di Vicenza la bimba rapita due anni fa in casa dei suoi genitori adottivi». «Rapita»? Sì, e con tanto di «blitz a mano armata». E a ordinare l'agguato sarebbero stati proprio i genitori naturali di Ida che poi si sarebbero rifugiati nel Vicentino.

Ma per capire i termini della questione bisogna fare un passo indietro di una decina quando Ida nasce in Italia da una coppia italo-brasiliana (il padre è italiano, la madre brasiliana). Marito e moglie, quando la figlia ha pochi mesi, si trasferiscono in Brasile dove incappano in una serie di vicissitudini giudiziare che li portano per lunghi anni in carcere.

Ida così viene affidata a un'altra coppia brasiliana che la cresce con amore per i primi otto anni di vita. Al termine dei quali i genitori naturali di Ida escono dal carcere e vengono espulsi dal Brasile. I due tornano in Italia dove si ricostruiscono una vita rispettabile, lui diventa un piccolo imprenditore, lei è al suo fianco. Ma il ricordo di Ida (che per la legge italiana è - e rimane - loro figlia a tutti gli effetti) li tormenta.

Non possono certo tornare in Brasile a riprenderla. E questo per almeno due ragioni: la prima è che sarebbero subito riarrestati; e la seconda è che per la legge brasiliana Ida è ormai figlia dei genitori affidatari e non più la loro che, per effetto delle condanne penali, hanno anche perso la patria potestà.

Da questo stato di impotenza sarebbe nata l'idea di commissionare a un «commando» esterno il «rapimento» di Ida. «Rapimento» che sarebbe stato messo a segno nell'estate del 2013, con la bambina che - in circostanze tutte ancora da chiarire - sarebbe poi arrivata in Italia tra le braccia dei suoi originari genitori.

Intanto alla polizia arriva la segnalazione del blitz a mano armata da parte dei genitori adottivi della piccola. L'Interpol si mette in moto e accerta che una bambina con le caratteristiche di Ida vive con i genitori in provincia di Vicenza. Tutto sembra in regola. Ma la bimba non risulta mai andare a scuola.

Perché i genitori la tengono «segregata» in casa? Di cosa hanno paura? Forse del fatto che la figlia possa raccontare a qualcuno le tante ombre del passato? Gli agenti dell'Interpol vanno a colpo sicuro all'indirizzo segnalato. Trovano però solo il padre: quella bimba, dieci anni - di cui tanto hanno scritto e stanno scrivendo i giornali carioca - sarebbe già stata portata dalla mamma nella Repubblica Dominicana.

La fuga di Ida continua. E anche la disperazione dei genitori affidatari della piccola che - rintracciati dal «Giornale» - ora gridano al mondo: «Nostra figlia è in Italia. Vi prego, ridatecela!». Ma per la nostra giustizia - a differenza di quanto statuito dalla legge brasiliana - Ida è figlia legittima proprio dei suoi presunti «rapitori».

Una situazione paradossale, almeno quanto l'asilo che il Brasile continua a concedere a Cesare Battisti, il terrorista italiano che dovrebbe in Italia marcire in galera e che invece fa la bella vita sulla spiaggia di Ipanema.

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