Controcultura

I baci sono definitivi Anche in metropolitana

La Roma «sotterranea» rivela il carattere (e i vari grovigli sentimentali) dei viaggiatori

I baci sono definitivi Anche in metropolitana

Linea B, Colosseo/Piramide, ore 16.29 Una donna seduta in metropolitana – alla fermata Colosseo, a Roma – sfodera un tatuaggio sontuoso e assai impegnativo. È quello di un drago vampeggiante che le dilaga dall’avambraccio fin sulle dita. L’animale è, infatti, imperiale. Artiglia una roccia infiorata di stendardi e ciliegi augurali mentre dagli occhi balugina ogni presagio di vittoria. Un disegno che racconta, se non l’inquietudine, la forte personalità della signora, una musicista. Si chiama Tosca e porta con sé, chiuso nella custodia, uno strumento a corda. E musicista è anche l’amica che – raccogliendo gli spartiti sulle ginocchia – osserva quel groviglio con circospezione per dire la sua. La signora col tatuaggio, Tosca appunto, coglie lo stupore dell’amica e rivela: «È solo tinta di henné, se ne va via». La seconda, allora, può ben argomentare: «Io non voglio nulla di definitivo sul mio corpo». Un uomo seduto vicino a loro – nel frattempo il convoglio è già arrivato alla stazione di Piramide, si scende tutti, si va a Testaccio – si prende la libertà di parlare: «... a eccezione dei baci». Le due amiche lo guardano, gli rivolgono un’occhiata in forma di domanda – come per dire, «che vuole dire?» – e quello, un ceffo, chiude così la tenzone, con questa risposta: «I baci sono definitivi». Linea A, Anagnina, ore 5.54 Una folla di errori fatti, una ressa di mancanze e la moltitudine dei rimpianti – come un insieme di abbagli – sciamavano ieri per tutte le corse della metropolitana di Roma. E tutti – insieme – a una sola voce diceva- no, sussurravano, cantavano e urlavano: «Un’ora sola ti vorrei». E così per tutto il giorno, consumando il mese di marzo nel gocciare di speranza. A mezzanotte in punto, Maddalena Robin, portando con sé il glicine dei palazzi addormentati, raggiungeva il suo stralunato cugino – Cyrano de Bergerac – smarrito tra i cirri di una nuvola dimenticata dal cielo e gli diceva (sussurrando, cantando e urlando): «L’apostrofo di una sola ora, la tua, è l’amore di una vita intera, la mia». direzione Anagnina, ore 06.47 Dormire con una pistola sotto il cuscino. Per difendersi. E non certo dai malintenzionati. Ma da se stessi. A un certo punto se ne scivola via tutto. Le scelte di dignità, per esempio, non ripagano innanzi all’ara dei sacri principi. Solo nella scena Cyrano de Bergerac ha ragione. Nella cruda vita dei travet, no, lo spadaccino nasuto ha solo torto. Infatti è lì, nel viaggio di ogni giorno. I fatti dell’onore, il dire no, la disobbedienza notificata ai cani del potere devasta la vita dei rivoltosi annegandoli – peggio che gattini nell’acqua – nella solitudine. Tutto volge nell’apnea di una malinconia spettrale dove non ci sono più sconfitti ma solo dei falliti catturati da un’illusione: la libertà di pensiero. Cyrano è seduto in metropolitana. Va non si sa verso cosa. Guarda nel vuoto e non s’avvede della primavera. Ha già letto una strana notizia sul giornale: una foto fatta dal cielo ottanta minuti dopo il tramonto ha svelato il punto più luminoso, la Terra, posizionata sotto la Luna. «Un osservatore umano,» spiegano alla NASA, «stando su Marte vedrebbe facilmente la Terra e la Luna come due distinte e fulgide stelle della sera». Stelle venute giù dal cielo, siamo. Tutto brucia, è acceso, ma quelli che ci amano – adesso che sono in cammino – da lassù sorridono per tutte queste nostre lacrime che non si spengono? Non ha più la spada, Cyrano, ma un revolver.

E un cuscino sulle ginocchia.

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