Cultura e Spettacoli

I caschi blu della cultura per salvare l'arte dal terrore

Ban Ki-moon: "L'abbattimento di monumenti è un crimine di guerra"

La Conferenza internazionale dei Ministri della Cultura dei Paesi aderenti ad Expo 2015
La Conferenza internazionale dei Ministri della Cultura dei Paesi aderenti ad Expo 2015

Li chiamano «caschi blu» e non è un'esagerazione, perché di guerra si tratta anche se le vittime da proteggere oggi non sono solo persone, ma monumenti. Opere fatte a pezzi da attacchi terroristici sempre più violenti, al punto che Baan Ki Moon, segretario generale delle Nazioni Unite, chiede di riconoscere come «crimine di guerra» l'abbattimento del patrimonio culturale. Accade a Expo, con un messaggio arrivato durante la riunione di 83 ministri della Cultura di tutto il mondo, guidata dal ministro Dario Franceschini. Attorno allo stesso tavolo Iran, Israele, Egitto, Palestina, Russia, Croazia, Cuba... Oggi sarà firmata una dichiarazione congiunta per difendere le opere d'arte dall'uomo e dalla natura. E cioè da terroristi, guerre, inondazioni, terremoti.

Lo choc dell'oggi, quello che torna sulle labbra di molti, si chiama Palmira, la città della Siria distrutta dall'Isis. E museo del Bardo, a Tunisi, ferito dai terroristi. Quando vogliono colpire a morte, uccidono le persone ma anche ciò che a queste persone è più caro, frutto del lavoro, dell'amore e della passione dei loro padri. Colpiscono la civiltà e la cultura per annichilire identità e tradizione di un popolo. Accade con l'Occidente e con l'Oriente, in nome di una violenza assetata di potere.

E così ecco i «caschi blu» della cultura. Idea targata Onu che rilancia anche il presidente del consiglio, Matteo Renzi, qui a Expo per chiudere i lavori. Con lui appare un'altra ferita al patrimonio culturale, inferta dalla mafia in via dei Georgofili, pochi passi degli Uffizi, nel 1993. È lì, nell'arte, nell'identità profonda, che arriva l'attacco di chi vuole sventrare l'anima di una civiltà, impaurire, togliere orgoglio e pezzi di sé. Accade da sempre.

Susa distrutta da Assurpanibal torna tra gli interventi, a ricordare antichi accanimenti. Alla Fondazione Prada, dove è iniziata la due-giorni milanese della delegazione, fa bella mostra di sé una statua di Penelope, unico originale greco: si è salvata tra le rovine di Persepoli rasa al suolo da Alessandro Magno e oggi appartiene a una collezionista di Teheran.

Segno che l'arte unisce, ma anche che ha davvero perenne bisogno dei caschi blu.

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