Cultura e Spettacoli

I décollage di Rotella in una personale parigina

La galleria Tornabuoni di avenue Matignon ha inaugurato la più importante mostra personale del grande artista italiano del Nouveau Realisme

I décollage di Rotella in una personale parigina

Mai come in questi ggiorni a Parigi, un fil rouge lega Italia e Francia nell'arcipelago dell'arte moderna. Merito di una mostra, o meglio della prima grande antologica di Mimmo Rotella che si celebra nella Ville Lumiere, sulle pareti della gallerie Tornabuoni di Avenue Matignon. Dall'ormai lontano ottobre del 2009 in cui, a due passi da Champs Eliseè, inaugurò un'acclamata personale di Lucio Fontana, la galleria di Michele Casamonti ha abituato l'esperto pubblico parigino a a una serie di monografiche su quanto di meglio l'Italia dell'arte ha prodotto nel Dopoguerra: dopo il padre dello Spazialismo, il poverista Alighiero Boetti, gli scultori Mario Ceroli e Arnaldo Pomodoro. Con Rotella «lo strappamanifesti» - come l'artista calabrese venne etichettato dalla critica degli anni Cinquanta - Parigi riscopre un autore che alla capitale francese fu idealmente legato proprio negli anni della sua ascesa, durante la rivoluzione del Nouveau Realisme fondato dal critico Pierre Restany. Proprio al florido sodalizio con Restany, iniziato a Roma nel 1958 ma i cui prodromi erano già visibili nella prima esposizione parigina del 1951, l'artista dei décollage deve gran parte del suo successo internazionale, in qualità di costola italiana di una corrente che poneva al centro dell'opera i «materiali desunti dalla realtà». Quegli artisti «neodada» portavano i fortunati nomi di Yves Klein, Jean Tinguely, Martial Raysse, César Baldaccini, Daniel Spoerri, Jacques Villeglé, Christo, Gerard Deschamps.
Proprio Villeglé, unico sopravvissuto di quella generazione, era presente all'inaugurazione della mostra organizzata da Tornabuoni, quasi a voler rendere onore al compagno di viaggio con cui aveva fortissime affinità linguistiche. Fu infatti l'artista bretone - assieme all'inseparabile Raymond Hains - a dar vita a quell'arte urbana denominata affichisme di cui Rotella seppe dare una originale interpretazione che toccò il suo culmine nel ciclo dedicato a Cinecittà. La mostra di questi giorni, la più importante che Parigi dedica all'artista italiano scomparso nel 2006, ha l'indubbio merito di esporre per la prima volta le opere più significative appartenenti al periodo d'oro dell'artista, quello che va dal 1954 al 1964. Ma anche quello di fare il punto sulla storia di un personaggio a cui il regista Mimmo Calopresti dedicò un interessante film documentario dal titolo «L'ora della lucertola». Un titolo che, ricorda Calopresti presente a Parigi, «prende avvio da una tradizione popolare calabrese e del sud in genere, e dalla raccomandazione che la madre di Rotella faceva all'artista nella Catanzaro degli anni venti, di non uscire mai negli assolati pomeriggi estivi». In mostra il periodo più florido di un artista che per quasi tutta la sua esistenza portò avanti un linguaggio inconfondibile, impiegando materiali provenienti dai paesaggi urbani, in particolar modo utilizzando manifesti pubblicitari, che recuperava e stravolgeva, strappandoli. Tra le opere esposte, un Decollage su cartone del 1959, una «Marylin, La Magnifica Preda» del 1962, il grande decollage «Comanceros», 1963-74, il decollage su tela «Italia e Corona» del 1962; ma anche opere più recenti, del periodo degli anni '80 in cui Rotella iniziò a realizzare le cosiddette «sovrapitture», ispirato al tema del graffitismo, intervenendo pittoricamente su manifesti lacerati e incollati su tela (e successivamente su lamiera).

Di questa serie la galleria Tornabuoni espone tra, le tante opere (una cinquantina in tutto), i decollage su tela «Classic» (1999) e Fetish (1999).

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