Cultura e Spettacoli

I fuochi fatui di un generale romantico

Primi dell'Ottocento: una giungla impenetrabile, la guerra che infuria, il ribelle Simón Bolivar che nessuno riesce a fermare. Il generale Soledad avanza faticosamente con un contingente di mille uomini in mezzo a un fittissimo intrico verde, dove il vero nemico sembrano essere le piante. Deve raggiungere a Iquita il grosso dell'esercito comandato dal generale San Martinez, poiché il suo arrivo celere può cambiare il destino della lotta per il controllo del Sud America.

Poi all'improvviso accade qualcosa. Mentre le truppe di Soledad sono accampate, compaiono dei fuochi misteriosi in lontananza. Le sentinelle corrono a dare l'allarme. Chi li ha accessi? Degli indios? I ribelli spintisi con qualche piano misterioso nel profondo della giungla? Soledad, uomo capace di prendere decisioni in qualunque frangente della battaglia, per una volta esita. Sale in cima alla collina ad osservare ed è dilaniato dal dubbio... Alla fine decide di inseguire quelle luci misteriose all'interno dell'intrico degli alberi, sempre più incurante delle paludi, degli ostacoli, del fatto di aver lasciato il proprio comandante senza il supporto di mezzi e uomini che potrebbero essere determinanti...

Inizia e si sviluppa così il romanzo di Éric Faye Il generale solitudine (Edizioni Clichy, pagg. 140, euro 14, traduzione di Tania Spagnoli) e lentamente assume l'aspetto di un viaggio onirico nei più profondi meandri dell'animo umano. Nella giungla c'è un uomo che insegue qualcosa di irraggiungibile, e fuori dalla giungla c'è il suo comandante che dubita. Sarà diserzione? Sarà che il prode Soledad incredibilmente ha tradito? Oppure, al contrario, è stato annientato dal nemico? E nella lenta, esasperante attesa che attanaglia entrambi si insinua anche il ricordo straziante di Maria Elena, la donna che tutti e due questi soldati hanno amato...

Il risultato del romanzo di Faye è una narrazione che mischia in modo mirabile tematiche care al Joseph Conrad di Cuore di tenebra , ad atmosfere che ricordano molto quelle buzzatiane del Deserto dei Tartari. Non per nulla Éric Faye è considerato fra i maggiori scrittori francesi viventi (nel 2010 ha vinto con Nagasaki il Grand Prix du Roman de l'Académie Française). Peccato che in Italia lo si conosca poco.

Il generale solitudine è un buon inizio per colmare questa lacuna.

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