Cultura e Spettacoli

L'intifada dei giovani artisti tra pittura, musica e magia

Labrouge apre le porte a un gruppo di artisti che, un lunedì al mese, potranno esprimere la propria arte

Labrouge apre i battenti con la performance "Intifada"
Labrouge apre i battenti con la performance "Intifada"

Uno spazio dedicato all'arte contemporanea e, soprattutto, ai giovani artisti. Succede a Milano. Finalmente. E succede in uno spazio off. Questa sera apre i battenti Labrouge con Intifada - Niente arpeggi, solo battiti, una performance teatrale ideata e messa in scena da Francesco D’Amelio, Olivia Gelisio e Matteo Zinesi, con accompagnamento musicale di Carlo Marangoni.

Zinesi è un artista che nasce dal disegno e dalla pittura. La sua specialità sono delle magiche installazioni in cui l’artista bergamasco ricrea i suoi mondi, le sue realtà, all’interno di piccole stanze, o nicchie, tra feticci, oggetti trovati durante i suoi viaggi – rigorosamente con il suo camper, Charly, e Sancho, il suo inseparabile cane – fotografie, da lui scattate o trovate, e disegni in bianco e nero, tormentati, umani, belli. D'Amelio, anche lui con basi nel disegno e la Gelisio invece appartengono all’ambito teatrale. Studiano al Centro studi attori - teatro 5, con i maestri Irina Galli e Alessandro Del Bianco che li hanno incentivati e strutturati dal punto di vista drammaturgico. Dopo aver vissuto e frequentato l’Accademia di Brera, D'Amelio sceglie una strada ardua: l’espressione per l’espressione, l’arte per l’arte. "Non so cosa andiamo a fare, ma lo facciamo", spiegano i tre. E lo fanno attraverso parole, suoni, ripetizioni di gesti, e soprattutto con un mezzo principale: il corpo.

Il corpo e la parola per compiere un rito. Un rito tra tre persone, poi tra quattro, con l’appoggio di Marangoni e delle sue musiche, e poi ancora più diffuso, perché in condivisione con il pubblico, che assisterà dall’esterno, osservando i quattro artisti all’opera, ognuno con la sua modalità espressiva, dai movimenti corporei di Zinesi, ai suoi versi, fino alla calma apparentemente placida di D'Amelio e Gelisio, che affrontano lo spazio bianco senza paura di un giudizio, perché sicuri dell’apporto di un valore emotivo forte, magari che non sarà condiviso, ma che è forte perché puro e vissuto.

Si tratta di un esperimento in una stanza. Un esperimento che verrà poi sviluppato in grande, con quello che loro definiscono un “progetto carovana”, un progetto a tutto tondo che coinvolga più persone che, come loro decidano di affidarsi l’uno nelle mani dell’altro, con suggerimenti, amore reciproco, rapporto umano.

Con Intifada vogliono lanciare una sassata: una novità reale e tangibile, un “simbolo”, come lo definisce Gelisio, di qualcosa che in realtà è necessario, che non diventa prodotto da vendere, ma mezzo espressivo senza altri fini. Intifada è un’azione per farci riflettere e per farci realizzare sogni, necessità e desideri.

"Chissenefrega chi ha fatto cosa - conclude D’Amelio - basta con il senso di colpa da espiare, il fare, bisogna rimboccarsi le maniche e fare".

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