Cultura e Spettacoli

Luciano Erba, l'arte poetica di tradurre i grandi poeti

Luciano Erba, l'arte poetica di tradurre i grandi poeti

Domani Luciano Erba - poeta, milanese per tutta la vita, francesista e comparatista - compirebbe 92 anni. È scomparso l'estate di quattro anni fa. E l'Università Cattolica, dove si laureò nel '47 e poi insegnò a lungo, lo festeggia oggi presentando la prima raccolta in volume delle sue più belle traduzioni poetiche, in cui era maestro.

Pubblicato da Interlinea (il volume viene presentato oggi alla libreria Vita e Pensiero, in Università Cattolica a Milano, ma sarà in libreria dal 1º ottobre) s'intitola I miei poeti tradotti e - a cura di un altro grande poeta, traduttore e comparatista, Franco Buffoni - affianca la traduzione di Erba ai testi di Cendrars, Claudel, De Sponde, Frénaud, Gunn, Jacob, Machado, Michaux, Ponge, Racine, Reverdy, Rodenbach, Saint-Amant, Swenson (manca il suo adorato Saint-John Perse per il quale si sentiva inadeguato...). Alcune versioni sono inedite (straordinarie e divertenti quelle di Villon, Neruda, Hugo), alcune comparse soltanto in riviste o in plaquette introvabili.

Poeta italianissimo che sapeva dialogare con il mondo, traduttore fedele al «metodo del non metodo» e quindi infedelissimo - e per ciò sopravvissuto al passare del tempo e delle edizioni - Luciano Erba si definiva un bricoleur : uno che traffica con oggetti e utensili, che non butta niente, che sa che una parola, un'inflessione, una sfumatura prima o poi gli sarà utile, uno che «procede per tentativi, intende e fraintende, ripara, riadatta»... Perché la traduzione «è soprattutto una grande operazione di riciclaggio di materiali forniti dalla tradizione \: echi, risonanze, intarsio ne sono la contropartita». Strati che si sovrappongono e si compattano, così che «una traduzione di poesia è sempre destinata a essere un'altra cosa; è altra dal testo originale che si traduce, è altra da qualsiasi poesia che il poeta traduttore avesse a comporre di prima mano».

Franco Buffoni, nell'introduzione, lo spiega bene: «Sono poche le traduzioni-testo, quelle in grado di superare la prova del tempo, di divenire testi esse stesse, parte del canone del loro autore». E cita le Bucoliche tradotte da Valéry; Giaime Pintor traduttore di Rilke. Erba traduttore di Jean de Sponde..

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