Cultura e Spettacoli

Marchesi si nasce La classe di Marcello fra stile e stilettate

Dormiva tre ore a notte, adorava il jazz e soprattutto scriveva. Ecco chi era il più grande talento umoristico d'Italia

Marchesi si nasce La classe di Marcello fra stile e stilettate

In tempi in cui gli arrivi letterari si rivelano deludenti, sono sempre molto graditi i ritorni. Come quello di Marcello Marchesi (1912-78), funambolo della parola e perfomer della battuta, scrittore, attore, creativo, regista, autore radio e tv, che si riaffaccia in libreria - baffi posticci e pesanti occhiali di scena - con il suo romanzo-monologo autobiografico del 1971, l'irresistibile e dissennato Il malloppo, e con la raccolta, per la prima volta in volume, di tutta la sua produzione «breve»: poesie, «ballate sballate», neoproverbi, il Definizionario di celebrità, il florilegio in latino maccheronico delle sentenze pubblicitarie e battute varie (Dottor Divago, con prefazione di Gino&Michele, che a Marchesi devono il loro titolo più famoso, Anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano). Perfettamente in linea con il personaggio Marchesi - sempre affannato, sempre in ritardo, sempre fuori dalla normalità - Bompiani pubblica il tutto nel centounesimo della nascita, in ritardo per gli anniversari ufficiali ma puntuale per i classici (e non solo dell'umorismo), che come è noto non hanno tempo. Libri dai quali si capisce bene che tipo era Marcello Marchesi.

UN TIPO STRANO Per i suoi biografi era un intellettuale «eclettico», per Wikipedia «curioso», per Gino&Michele «vulcanico», per Gianni Turchetta «un uomo mediatico», per Tony Damascelli «uno dei più grandi umoristi italiani, e non comico», per Oreste Del Buono un battutista straordinario. Per Marchesi stesso «un battutaro, anzi uno sloganaro».

BASSO MA ALTO Laureato in Giurisprudenza, iniziò subito a scrivere testi per l'avanspettacolo, poi per i giornali umoristici: Bertoldo, Candido (5 lire a battuta), Marc'Aurelio... Poi passò a canzoni, sceneggiature per il cinema, trasmissioni radio, programmi tv, da Bellezze in bicicletta a L'amico del Giaguaro con Corrado. Impagabile la canzone di Cochi e Renato Ho soffrito per te. Scriveva cose basse, ma in modo altissimo: «Fero, fers, tuli, latum, Fernet».

AVANTI, MARKET! Ideò 4mila caroselli e slogan (tanto da meritarsi il titolo di «primo copywriter italiano»), alcuni diventati modi di dire, da «Basta la parola!» a «Il signore sì che se ne intende». La pubblicità: un'arte, nella quale era maestro, difficilissima. Perché, come spiegò in una réclame della Star, «Non è vero che tutto fa brodo». Per il resto, come diceva lui, «La pubblicità è il commercio dell'anima».

LA POLITICA È UNA COSA SERIA Combattè a El Alamein. Diceva: «Sono sempre stato un uomo di destra, con dubbi. Sono per il progresso, ma un progresso paternalistico». Amicissimo di Montanelli.

VARIETÀ DI RISATE Scrisse il primo film comico italiano, Imputato, alzatevi! del 1939, con Macario. Poi lavorò, fra copioni, sceneggiature e regie, a 70-80 film, molti di Totò e di Walter Chiari. Regalava idee e battute a tutti. Per il teatro di rivista scrisse una cinquantina di testi: per Dapporto, Sordi, Tognazzi, Bramieri. Poi il giorno che non trovò un attore all'altezza di una sua cosa, si mise baffi e occhiali finti e andò lui davanti alle telecamere Rai. Era il 1963 e nacque Il signore di mezza età.

UN PO' PAZZO Tradusse anche fumetti: per Asterix reinventò l'acrostico SPQR, trasformato in Sono Pazzi Questi Romani. Lui era milanese.

VEZZI E VIZI Dormiva tre ore a notte, correva di qui e di là, suonava la tromba, adorava il jazz, fischiettava benissimo, usava simpamina per stare sveglio a scrivere caroselli, film, canzoni, trasmissioni, teatro. Diceva: «Siamo nati per soffrire, e ci riusciamo benissimo».

LEI NON SA CHI SONO IO Lui stesso non sapeva bene chi fosse («Umoristico è un aggettivo squalificativo», si lamentava), ma gli altri sapeva benissimo cos'erano, da Aldo Moro, appunto («Dottor Divago») a Dacia Maraini («La penna montata»), da Giuseppe Berto («La coscienza di Zero») a Giangiacomo Fetrinelli («De Propaganda Fidel»).

CALEMBOUR Il suo più bello: «Marito colto in fallo: Non plus altra».

IL TALENTO DI SCOPRIRE TALENTI A lui viene attribuito il lancio di Mike Bongiorno, Modugno, Sandra Mondaini, Gino Bramieri, Sophia Loren («Il petto atlantico»), e un attore che in qualcosa gli assomiglia molto, Paolo Villaggio. Due splendidi impiegati della comicità.

PROFETA TRISTE A proposito del consumismo, che alimentava con le sue pubblicità e odiava con tutte le sue contraddizioni, scrisse: «Oggi tutto non basta più».

OTTIMISTI SI MUORE «Tutto è meglio del peggio». «Vorrei non morire, per vedere come va a finire».

LUOGHI COMUNI Snobbato in vita, è stato ovviamente rivalutato post mortem. «Definirlo un umorista è riduttivo».

GAG, BLUFF E BEFFE Morì nel '78, a 66 anni, annegando davanti alla spiaggia di San Giovanni di Sinis, in Sardegna. In Essere e benessere, dieci anni prima, aveva definito così il «supertimido»: «Affogò/ perché si vergognava/ a gridare/ aiuto». Ora pro nobis, Ora pro eis, Ora pro loco, Ora pro zio, Ora pro boscide, Ora pro scritto..

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