Fiera Milano

Il Miart cresce e scommette sugli anni '70 e i trentenni

Investire nel bello, Milano e il mercato dell'arte. Non solo contrattazioni e buoni affari. La fiera punta su uno scouting attento alle novità e su una fittissima serie di eventi collaterali. 148 le gallerie ospitate a Fiera Milano City da oggi a domenica

Il Miart cresce e scommette sugli anni '70 e i trentenni

Il 2013 è stato l'anno del rilancio, dopo un lungo periodo in cui Miart era il classico «né carne né pesce». Il 2014 potrebbe essere quello dell'affermazione definitiva, nel panorama delle fiere italiane dove l'offerta non manca di certo. Il direttore Vincenzo De Bellis rivendica un lavoro originale in almeno due ambiti: la centralità di Milano sul mercato nazionale, che nei decenni ha formato magazzini di grande rilievo. E quindi anche il famigerato secondo mercato, se affrontato con serietà curatoriale e scientifica, può riservare importanti sorprese.

Troveremo dunque, tra gli artisti italiani degli anni '70 che continuano ad andare molto forte, Michelangelo Pistoletto e Maria Lai, Corrado Levi e Mario Schifano. L'altra forte identità di Miart 14 è il taglio «generazionale» di quei trentenni che sanno scegliere tra le gallerie coetanee, molte delle quali non avevano mai partecipato a una fiera. L'aver costruito dei rapporti diretti tra lo staff curatoriale e le gallerie ha permesso uno scouting attento sulle novità. «Lo scorso anno - ricorda De Bellis - Frieze, fiera di punta a Londra, ci ha segnalati come la sezione giovane più interessante del panorama internazionale, ed è probabile che alcuni degli esordienti al Miart poi andranno al Fiac di Parigi o a Basilea».
Sono 148 le gallerie ospitate a Fiera Milano City (porta 5, padiglione 3, ingresso da viale Scarampo) da oggi a domenica, divise in quattro sezioni.

La più nutrita è «Established», che propone a sua volta «Master», ovvero le proposte di artisti storicizzati, «Contemporary», quindi l'arte contemporanea vera e propria, e «Emergent», 20 stand all'insegna del nuovo. «THE Now» è invece il padiglione di 18 gallerie che mettono a confronto un artista del passato prossimo con un giovane talento: ad esempio Carla Accardi (da Massimo Minini, Brescia) e Nicolas Party (Toby Webster, Glasgow), oppure Jimmie Durham (Sprovieri, Londra) e Luca Francesconi (Fluxia, Milano). «Object» è una piccola ma preziosa sezione dedicata al design elevato al rango di multiplo d'arte e infine «Conflux» offre cinque progetti «site specific» di artisti internazionali provenienti da zone di confine di America Latina, Stati Uniti, Medio Oriente ed Europa. Lo spazio fieristico, da sempre uno dei limiti del Miart, è stato completamente ridisegnato dall'architetto Martino Berghinz, e in esso è più facile orientarsi.

Scorrendo l'elenco delle gallerie non sembra mancare molto per il decollo. «In effetti, spiega De Bellis, dati alla mano, le migliori italiane, quelle che partecipano alle fiere straniere, ci sono tutte». Finalmente insomma Milano “sente” la propria fiera dopo anni di reciproche incomprensioni. Che la città stia reagendo bene lo conferma il fitto programma di eventi off. A parte le inaugurazioni del 28 sera, tutti i musei cittadini sono aperti con proposte che hanno molto appeal per il pubblico del contemporaneo, da Piero Manzoni a Palazzo Reale a Regina José Galindo al PAC, da Cildo Meireles all'Hangar Bicocca all'evento di punta organizzato dalla Fondazione Trussardi al Civico Planetario Ulrico Hoepli di corso Venezia 57, ovvero Cine Dreams, proiezioni spettacolari di Stan van der Beek, Jeronimo Voss e Katie Paterson curato da De Bellis con Massimiliano Gioni.

Non solo contrattazioni e mercato, anche se è questo il core business di una fiera. Mini talks, presentazioni di libri, conferenze accompagneranno il pubblico degli addetti ai lavori e dei semplici curiosi che non possono mettere mano al portafoglio. Fenomeno sempre più radicato è quello dei premi, un ottimo incentivo per l'acquisto da parte di istituzioni e privati. Ai consolidati Premio Acacia dell'associazione dei collezionisti assegnato quest'anno a Tatiana Trouvé, concettuale italiana che vive a Parigi, si aggiungono il Rotary Club, il Premio Emergent e il Fondo acquisizione Giampiero Catoni di Fondazione Fiera di Milano.

Accanto a tutte queste novità ci si attende qualche risposta sullo stato di salute del mercato italiano, che in gennaio ad Arte Fiera ha mostrato timidi ma incoraggianti segnali di ripresa. Posto che la qualità paga sempre, e che quindi la scelta di Miart nel puntare su anni '70, internazionali e giovani proposte è in linea con quanto succede oltre confine, chiediamo al direttore se ha un paio di nomi da suggerire e se anche a Milano sono presenti dei fenomeni annunciati. «L'anno scorso avevamo Oscar Murillo che si poteva comprare con 20mila dollari mentre ora costa dieci volte tanto. I nomi da segnare per il 2014 sono quelli di due pittori americani: Israel Lund e Sebastian Black, probabili prossime superstar».

Ecco il consiglio per spendere bene e investire al Miart.

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