Cultura e Spettacoli

Nel Medioevo di Simoni c'è un segreto

È un prodotto commerciale? Sì. C'è qualcosa di male nel voler raggiungere il maggior numero di lettori possibile? No. Domanda più importante: è scritto bene? Sì. Anzi. È scritto molto meglio di tanti romanzi che ambirebbero a essere considerati Arte, e invece sono il peggio del peggio: spazzatura pretenziosa. Il libro di Marcello Simoni, al contrario, suscita nel lettore strane domande, tipo: ma non sarà un po' troppo buono per essere un bestseller? La sua ricostruzione della Ferrara medievale non sarà un po' troppo credibile e documentata per essere anche appassionante? La risposta è (anche) nei numeri: il romanzo, L'abbazia dei cento delitti (Newton Compton, pagg. 376, euro 9,90), secondo della trilogia del Codice Millenarius, si è fatto tutta l'estate in classifica, vendendo migliaia di copie.

Siamo nella Ferrara del Medioevo, nel 1347. Obizzo d'Este, signore della città, deve lottare per mantenere l'indipendenza dal Vaticano. Intanto nella vicina abbazia di Pomposa, si intrecciano alcune storie misteriose. Il cavaliere Maynard de Rocheblanche sta indagando sulla morte del monaco Facio di Malaspina, ma soprattutto è alla ricerca di antiche reliquie. Non sa che significato attribuire loro. Ma è sicuro che vadano celate, perché potrebbero scatenare forze incontrollabili in tutta Europa. Non a caso, da Avignone all'Impero, tutti gli uomini di potere hanno messo in moto non solo la diplomazia ma anche i sicari per mettere le mani sul Lapis exilii , chiave dell'enigma.

La trama è pura invenzione, ma «possiede una base di documentazione storica riguardante sia la “cultura materiale”, sia la forma mentis di un secolo ricco e controverso come il Trecento», come spiega Simoni (nato a Comacchio nel 1975) nella Nota conclusiva. Sullo sfondo c'è la grande peste del 1348, un evento che costrinse «l'intero Occidente cristiano a cercare le cause nella contingenza dei fenomeni naturali quanto nei rapporti del genere umano con Dio». Molti personaggi sono realmente esistiti, la ricostruzione urbanistica di Ferrara è accurata, anche il lato «esoterico» della vicenda non è completamente frutto di fantasia ma poggia su suggestioni storico-letterarie.

Questo «apparato» rende ancora più godibile questo romanzo d'avventura, con tanto di duelli all'ultimo sangue. L' Abbazia dei cento delitti ricorda i libri che si leggono da ragazzini.

E che poi ci fanno compagnia da adulti.

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