Cultura e Spettacoli

Palahniuk, il surreale che non delude mai

In "Sventura" lo scrittore racconta con grande ironia il mondo dei morti. E osa sfidare la "Divina Commedia"

Palahniuk, il surreale che non delude mai

«Voi pre-morti, che vi piaccia o meno, dovete capire che noi post-vivi non siamo più le vostre puttane. I morti hanno di meglio da fare che rispondere alle vostre stupidissime domande da tavola Ouija sui numeri del lotto o su chi vi sposerà». Una delle cose belle di Chuck Palahniuk è che non ti finisce mai di stupire, pur non stupendoti più, però ti sorprendi per riflesso pavloviano, e anche perché è davvero bravo.

I palahniukiani invasati sono meno degli inizi, i non invasati elogiano solo Fight Club , Soffocare e Invisible monsters , gli antipalahniukiani sono in genere breteastoellisiani, mentre «palahniukiano» è diventato un aggettivo per indicare una storia pop-pulp-mozzafiato, un genere misto tra l'alto e il basso che a ben vedere sa fare bene solo Palahniuk. In ogni caso, da quando ha smesso di fare il meccanico, sforna un romanzo dopo l'altro, e questo dà fastidio ai soliti stitici di fantasia, in Italia solo Valerio Evangelisti potrebbe stargli dietro, a una certa distanza. Non è David Foster Wallace, per carità, e non so neppure se sia postmoderno come vorrebbero farlo essere quelli che quando non sanno cosa dire tirano fuori questo passepartout che non significa più niente. Inoltre definirlo di “genere” è riduttivo, è un genere che sa fare solo lui. Forse, come spessore letterario, si può mettere vicino a Nick Hornby, e Nick Hornby vicino a Sophie Kinsella, e Sophie Kinsella molto sopra la Avallone o la Parrella, sebbene sia tutta un'altra storia. Al limite potremmo accostarlo a una Isabella Santacroce guarita dalle crisi mistiche e vegane, o alla visionarietà di Antonio Moresco se fosse cresciuto con la Playstation e Batman anziché in seminario e nella lotta proletaria.

A proposito di storie e di donne, nell'ultimo romanzo pubblicato da Mondadori, intitolato Sventura , ritorna Madison Spencer, ragazzina perversa e vergine, risalita dall'Inferno del precedente Dannazione . Maddy imperversa sul mondo dei vivi, chiamati «pre-morti» appunto, e sui genitori affaristi che fraintendono i suoi messaggi nelle sedute spiritiche e ci lucrano sopra. Viene evocata da un gruppo ridacchiante di Miss Fighette von Figheimer e da molti altri improvvisati medium, e tra una disavventura e l'altra si allea perfino con Gesù in un rocambolesco pasticciaccio fantacomico.

Insomma, negli universi creati da Palahniuk è tutto estremamente pop, l'esistente e l'inesistente, il possibile e l'impossibile, per cui può permettersi di mischiare ogni grande personaggio di fiction, inclusi Dio e Satana, lo Xanax e l'acqua santa, amici zombi e celebrità neo-morte ancora non del tutto post-vive. Con una buona notizia per i fumatori: chi fumava in vita, può continuare a fumare sigarette fantasma.

Maddy, entità narrante indomita e navigatissima, si rivolge ai «Gentili Tweeter» dal suo blog ectoplasmatico, spiega come ci si deve comportare da fantasmi, dove perfino lì il cervello è simile uno stomaco, «sembra un intestino grigio, e è all'interno di queste budella pensanti che le mie esperienze vengono sminuzzate e consumate per trasformarsi nella storia della mia vita». Bella metafora fisiologica, bisogna ammettere, e d'altra parte la protagonista ci tiene a precisare: «Sono morta, non ignorante». Infatti si porta dietro Darwin. Nel corso del romanzo Maddy fa molti sfracelli e assiste all'apocalisse imminente a Los Angeles, mentre viene continuamente intercettata e scritta da Satana, incarnazione velata dello scrittore. Il fantasma, tra l'altro, vive una post-vita non così lieve come si crede, nella quale si può morire più volte e non è così piacevole svolazzare in giro, anzi: «l'attraversamento di una porta o di una parete è di poco meno spiacevole della condivisione di molecole con un chiuhuahua. Colgo lo svolazzare della segatura, la sensazione untuosa di troppe mani di vernice acrilica azzurra». Resta da capire perché i fantasmi attraversano le pareti ma non cadono mai giù dai pavimenti.

Infine l'intento dichiarato di Palahniuk è riscrivere la Divina Commedia in chiave moderna, quindi dopo l'inferno e il purgatorio verrà il paradiso.

Volendo potremmo anche sostituirlo a Dante nei programmi scolastici, ma poi c'è il rischio che lo rovini Benigni.

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