Cultura e Spettacoli

Parigi, il libro pro-Vichy vende più del besteller della Trierweiler

Il libro del giornalista Eric Zemmour attacca la generazione degli ex sessantottini colpevoli di "aver disfatto la Francia". E va a ruba

Parigi, il libro pro-Vichy vende più del besteller della Trierweiler

In più d'uno ha aggrottato le sopracciglia, nei bistrot di Parigi, alla notizia che il saggio storico Le suicide français, dello storico e giornalista Eric Zemmour, ebreo di origine algerina, avesse superato nelle classifiche il best-seller gossipparo Merci pour ce moment di Valérie Trierweiler, che racconta, tra l'altro, le chiacchieratissime vicende amorose del presidente Hollande.

La sorpresa è dovuta non tanto all'imponenza e all'argomento del volume (500 pagine sull'ultimo mezzo secolo di storia francese), quanto alla sua impostazione storiografica: Zemmour, editorialista di Le Figaro celebre per le sue posizioni controcorrente sempre all'insegna della lotta contro il politically correct, rivisita la storia patria alla luce della critica verso la generazione di ex sessantottini, responsabile, a suo dire, dell'arretramento delle strutture tradizionali della società francese.

Stato, famiglia, scuola, nazione, lavoro: tutte vittime della nefasta egemonia culturale di una gauche imbelle, portabandiera della teoria che "la Francia sia nata solo con la rivoluzione del 1789, quando invece aveva già allora una storia millenaria". Le critiche, però, non vengono lesinate nemmeno a destra: nemmeno presidenti come Chirac e Giscard d'Estaigne hanno saputo porre un freno a quella deriva che, come recita il sottotitolo del saggio, ha portato ai "40 anni che hanno disfatto la Francia".

Nell'opera di Zemmour sono incluse anche tesi ardite che hanno fatto gridare al revisionismo storico, come quella secondo cui il regime di Vichy sarebbe stato più un "tampone" tra francesi e tedeschi che non un vero e proprio esempio di collaborazionismo. A suffragio di questa ipotesi viene presentato un argomento che non ha mancato di far discutere: mentre il regime di Pétain non esitò a far deportare gli ebrei stranieri, i francesi di nazionalità ebraica riuscirono a salvarsi nell'altissima percentuale del 95%.

Argomentazioni controverse, che hanno provocato una valanga di critiche e infinite discussioni sui numeri delle vendite dell'opera. Opera che sin dai primi giorni è andata a ruba al ritmo di cinquemila copie ogni ventiquattr'ore, superando in classifica il besteller della Trierweiler.

Certo, la stampa di sinistra non si stanca di ricordare che in termini di vendite assolute il sorpasso rimanga un miraggio, ma intanto è un dato di fatto che nella Francia dell'ascesa, apparentemente inarrestabile, di Marine Le Pen, elettori e citoyens facciano a botte per accaparrarsi l'opera di un autore che rinnega gli ultimi quarant'anni di storia nazionale.

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