Cultura e Spettacoli

Una rassegna sulla «Fine della Guerra» al posto di quella sulla Resistenza

Porta la guerra nel nome ma racconta come si è arrivati alla pace, il Museo della Fine della Guerra di Dongo, inaugurato a Palazzo Manzi sabato scorso, e primo del genere in Italia. Totalmente rinnovati in chiave multimediale, gli spazi dell'ex Museo della Resistenza fanno rivivere gli ultimi giorni del conflitto sul lago di Como e la cattura di Mussolini, avvenuta il 27 aprile 1945 a Dongo per mano di una colonna partigiana. Otto sale che conducono il pubblico nella storia locale e internazionale, facendo sperimentare in prima persona le sensazioni contrastanti che quei giorni hanno lasciato in eredità. Videoproiettori, sensori che si attivano a comando, elettronica personalizzata permettono al visitatore di toccare i reperti esposti e di interagire con i testimoni fino a diventare protagonista del racconto. La visita non è organizzata in ordine cronologico, ma per argomenti. Si inizia con la sala «La fine della guerra» che ricostruisce il momento della liberazione. Notizie piovono dal soffitto su pagine di giornali d'epoca mentre vengono diffusi i comunicati di Radio Londra. Proseguendo, con un gioco di specchi il visitatore si ritrova proiettato all'interno di immagini e filmati sulla cattura e l'esecuzione di Mussolini. Poi «l'incontro» con il presidio fascista delle Brigate Nere e i partigiani donghesi, dei quali è possibile ascoltare le memorie.

L'allestimento è opera dalla società Asteria di Trento, che ha firmato anche il Museo nazionale dell'Automobile di Torino e la Casa di Giulietta a Verona.

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