Cultura e Spettacoli

Dal rigattiere di parole: Bizzeffe

Sgomberiamo subito il discorso da un possibile equivoco: non è il plurale di bizzeffa, che non esiste

Dal rigattiere di parole: Bizzeffe

Sgomberiamo subito il discorso da un possibile equivoco: non è il plurale di bizzeffa, che non esiste. Non c'entra nulla nemmeno la parola Bizza, bizze, che significa stizza, collera. Bizzeffe ricorre soltanto nella locuzione A bizzeffe, che è molto diffusa e che sappiano tutti quel che significa: abbondantemente, in grande quantità. Oggi gli autori sono concordi nel farla risalire all’arabo bizzāf, che in dialetto diventa bizzēf : significa «molto», e appare dunque ben coordinata con l'evoluzione avuta nella lingua italiana.

Ma fino all'Ottocento, sulla scia di un'interpretazione secentesca ripresa dalla Crusca, l'etimologia corrente era un'altra, molto curiosa. Nell'antica Roma, quando il magistrato concedeva la grazia a un supplicante, sotto la sentenza scriveva Fiat, che sta per “sia”, una formula di decretazione, quasi un timbro. Ma se la grazia era piena, completa e incondizionata, questa espressione raddoppiava e diventava Fiat Fiat, quasi a sottolinearne il valore. La formula diventò così ripetitiva che nel corso del tempo fu abbreviata in FF. Chi si riferiva alla grazia più assoluta diceva che era a “bis effe”, due volte effe, e così spiegava il valore ampio e abbondante della sentenza. Proprio il senso di abbondanza è rimasto il cardine del nostro uso.

Ma questa derivazione così gustosa, di stampo legal-burocratico, non viene più nemmeno citata dalla maggior parte dei dizionari moderni.

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