Cultura e Spettacoli

Dal rigattiere di parole: Effemeride

Oggi è una parola legata quasi esclusivamente all'astronomia e all'astrologia. Ma si tratta di una parola che è transitata attraverso significati più generici, e che, in questi ambiti, resiste ancora nella lingua colta

Dal rigattiere di parole: Effemeride

Oggi è una parola legata quasi esclusivamente all'astronomia e all'astrologia, usata perlopiù al plurale: effemeridi sono le tavole numeriche che riportano le coordinate degli astri sulla sfera celeste per ogni anno solare; vengono usate anche in marina per i calcoli nautici. Ma si tratta di una parola che è transitata attraverso significati più generici, e che, in questi ambiti, resiste ancora nella lingua colta. Effemeridi (con una o con due f) erano in origine i registri che giorno per giorno raccoglievano gli atti del sovrano, e da qui, per estensione, presero a indicare diari, cronache puntuali, almanacchi, lunari; ma anche registri di negozi, botteghe, o di casa, per annotare fatti e conti. Effemeride significa, letteralmente, “giornale”, ma mai nel senso di foglio politico, piuttosto si riferisce a pubblicazioni periodiche letterarie e scientifiche.

L'etimologia ci aiuta a capire meglio. La parola deriva dal greco, dove ephemerios significava quotidiano, effimero: da epì = per, sopra e emera = giorno. Effimero, bella parola ampiamente in uso, vuol dire infatti “che dura un sol giorno”, ed era innanzitutto riferita a febbri o cose di breve durata, che il Pianigiani, con tocco poetico, esemplifica con i fiori “che ogni giorno sbocciano e appassiscono”. Effimero significa fugace, momentaneo, labile, passeggero, transitorio. Effimeri sono detti anche certi insetti che nell'arco di un giorno compiono l'intero loro ciclo vitale. La parola effimero ha avuto una certa fortuna nel secolo scorso, quando è stata associata a “ciò che è caduco nell'animo umano, come l'illusione” (Dir).

Ephemera, con questa grafia, è una parola entrata nella lingua inglese dove indica “cose effimere”; in italiano, è circoscritta al linguaggio dell'antiquariato, ove indica “oggetti antichi di vario genere, curiosità, piccole cose inutili, che non possono essere raggruppate sotto un'unica voce” (Dir).

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