Cultura e Spettacoli

Il ritorno degli sciamani (tecnologici)

Pensate di vivere in una società dominata dalla ragione? Ecco un film e un libro che potrebbero farvi cambiare idea

Il ritorno degli sciamani (tecnologici)

Mentre The Master, il film diretto da Paul Thomas Anderson liberamente ispirato alla biografia di Ron Lee Hubbard, fondatore di Scientology, fa incetta di premi e si candida a svariati Oscar, nelle librerie statunitensi sta per arrivare un libro, Going Clear del premio Pulitzer Lawrence Wright, che promette di illuminare una volta per tutte i rapporti tra Scientology stessa e Hollywood.
The Master è appena uscito nelle sale italiane, con risultati discreti per un film d'autore di oltre due ore distribuito in 100 copie: 200mila euro nelle prime 48 ore di proiezione, sesta posizione in classifica. Going Clear sarà pubblicato il 17 gennaio, ma le anticipazioni già si sprecano, e il cuore del volume, l'incredibile testimonianza del regista e sceneggiatore Paul Haggis, apostata di Scientology dopo 35 anni di militanza molti dei quali al massimo livello gerarchico, nasce da due lunghissimi (e meravigliosi) articoli apparsi sul New Yorker.

Nella pellicola, assistiamo alla nascita del culto intorno ai libri del Maestro, interpretato da Philip Seymour Hoffman (eccezionale). Il Maestro inventa il «procedimento», ovvero una «tecnologia» in grado di curare il dolore e innalzare lo spirito. Di tecnologico però c'è poco e niente. Anzi, buona parte del «procedimento» si direbbe vicino all'ipnosi o alla psicanalisi. Tuttavia il Maestro enfatizza l'importanza dei «dati» alla base delle sue idee. Anche le più strampalate. Cavia e complice del Maestro è Freddie (Joaquin Phoenix): un ubriacone schizofrenico, con pesanti turbe sessuali, eppure capace di una sorprendente fedeltà a un amore puro e lontano. Tocca a Freddie ispirare e al contempo sperimentare il «procedimento». Il rapporto tra i due protagonisti svela un mondo dominato dal carisma e dalla dipendenza. Le teorie del Maestro si rivelano illogiche ma il fascino sopperisce all'incoerenza. In Freddie, ma anche nel Maestro, è evidente il bisogno di servire qualcuno: la felicità sembra impensabile al di fuori di una microsocietà dalle gerarchie ben definite.
Tecnologia, scienza, ragione. Le stesse parole usate da Ron Lee Hubbard per descrivere Scientology, un «metodo», prima di diventare un culto, per migliorare le proprie capacità e la propria vita spirituale. Una scala con molti gradini al termine della quale si ottengono libertà e immortalità. Paul Haggis quei gradini li ha saliti tutti. Arrivato in cima, però, ha deciso di mollare. Haggis è stato una delle celebrità affiliate al culto. Per limitarsi all'essenziale, ha vinto due volte il premio Oscar (Crash, miglior film e miglior sceneggiatura originale), è autore di alcuni capolavori recenti di Clint Eastwood (Million Dollar Baby, a esempio), in passato ha inventato il Walker Texas Ranger di Chuck Norris, uno dei successi più remunerativi della storia di Hollywood. La vita di Haggis è un paradosso continuo: un iconoclasta inserito in una organizzazione strutturata, un libero pensatore seguace acritico di dogmi assurdi, un acuto osservatore miope di fronte alla realtà che lo riguarda da più vicino. Fino a quando la minaccia di doversi separare forzatamente dalla figlia, appena ritrovata dopo anni di rapporti difficili, non lo spinge ad aprire gli occhi. (Uno dei punti controversi di Scientology è proprio l'accusa, secondo Haggis fondatissima, di allontanare gli adepti dalle rispettive famiglie o di isolare i fedeli ritenuti in difetto per i motivi più disparati). Haggis spiega il ruolo cruciale di Hollywood nelle strategie del culto. Le celebrità come Tom Cruise o John Travolta sono la prova vivente della bontà del «procedimento».

Da subito Scientology ha investito sul cinema, creando un rapporto diretto con alcune scuole di recitazione e promettendo agli aspiranti attori un metodo infallibile di automiglioramento. Dopo la morte di Ron Lee Hubbard, la chiesa è passata nelle mani di David Miscavige, l'uomo a cui il fondatore aveva affidato i rapporti col cinema e la video-propaganda. Nel libro, Lawrence Wright raccoglie testimonianze dei «dissidenti», riporta gli atti dei vari processi che hanno coinvolto Scientology, descrive la vita dei membri della Sea Org, l'equivalente di un ordine religioso composto da iniziati totalmente dediti alla causa.

Perché tanto interesse per Scientology? Nelle vicende romanzate del film e in quelle documentate del libro vediamo il carisma annullare la ragione, la tecnologia sfociare nella magia, la comunità assumere i connotati di una tribù con i suoi stregoni. Sono tendenze del mondo contemporaneo, che noi, a torto, immaginiamo immune da riti e forme di pensiero «arcaiche». Ma guardiamoci attorno. Tom Wolfe ha appena scritto un convincente romanzo metropolitano per mostrarci la fine della cittadinanza e il ritorno delle comunità fondate sul sangue (Back to Blood). I Social Network non assomigliano a tribù in cui lo stregone ha più amici o followers? Michel Maffesoli ha scritto pagine e pagine sul valore «magico» che può assumere la tecnologia. In politica i partiti (tutti, con sfumature diverse) sono sempre più fondati sul carisma personale.

L'altroieri Gianroberto Casaleggio, il guru del guru, ovvero il consigliere di Beppe Grillo, ha paragonato il suo assistito a Gesù e paragonato il suo messaggio a un virus salvifico affidato alla rete (riecco la tecnologia che sfocia nel mistico). Quale migliore esempio dell'attualità di The Master, a prescindere da Scientology?

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