Cultura e Spettacoli

Dalla Russia con galera: le memorie di Limonov

Il romanzo "Il trionfo della metafisica". Come sopravvivere alla colonia penale erede del Gulag

Dalla Russia con galera: le memorie di Limonov

N el 2001 Eduard Savenko, in arte Limonov, leader del partito nazionalbolscevico, viene arrestato in un rifugio montano in mezzo all'Altaj, a 100 chilometri dal Kazakistan. L'accusa: voler destabilizzare lo Stato confinante con la Federazione russa. Difficile con un pugno di fucili da caccia, ma in tribunale, per rimpolpare l'accusa, salta fuori la storia di alcuni seguaci di Limonov beccati a trafficare in esplosivo a Saratov (tremila chilometri più in là rispetto all'Altaj). Limonov rischia quattordici anni di carcere, ne becca quattro, esce nel 2003 grazie alla mobilitazione internazionale in suo favore. Fa tempo a «visitare» il carcere di Lefortovo e la colonia penale n. 13 nelle steppe di Saratov.

Essendo uno scrittore, si tiene impegnato vergando otto libri, tra cui Il trionfo della metafisica, ora edito da Salani (pagg. 250, euro 16). Sono le memorie dei mesi trascorsi nella colonia penale, un campo di lavoro erede del Gulag. Cosa c'entri la metafisica, è presto detto: nulla. Nelle rare pagine in cui cede alla retorica, l'autore prova a spacciare la sua esperienza come una forma particolare di eremitismo. Il potere può essere crudele ma lui, Limonov, immerso nel suo mondo interiore, non potrà essere piegato e tantomeno spezzato. A questo monachesimo della prigionia non crede nessuno, nemmeno Limonov che, infatti, non resiste a metterlo in burla: «Uno come me, probabilmente (questo bisogna ancora accertarlo in via sperimentale) può trarre piacere persino dalla morte».
Tolti questi rapidi passaggi mistico-clowneschi, Limonov dà il meglio di sé quando si immerge nella vita della colonia penale. Magnifico nel ritrarre i detenuti, vede affiorare in ogni dettaglio le gerarchie del Gulag e le riconduce alla storia russa. La divisione in «caste» o «classi» del lager ricalca quella dell'esercito, a sua volta modellata su quella della Russia feudale. È il passato tanto odiato da Limonov, nazionalista di ferro ma bolscevico perché il comunismo aveva avuto il pregio di spazzare via la vecchia aristocrazia.

Sulle posizioni di Limonov, anche letterarie, consigliatissima l'introduzione di Maria Candida Ghidini, che mostra una comprensione del personaggio superiore a quella di Emmanuel Carrère, autore del romanzo-biografia, a suo modo pur bello, Limonov (Adelphi).

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