Cultura e Spettacoli

San Sebastiano narra la bellezza «pagana» del martirio cristiano

La figura apollinea avvicina il santo trafitto dalle frecce ai Bronzi di Riace. Sintesi di classicità e misticismo, esalta corpo e spirito

San Sebastiano narra la bellezza «pagana» del martirio cristiano

diSan Sebastiano porta in sé non soltanto la singolarità della sua nudità, in quanto appare nella bellezza della sua carne, ma è anche il punto di congiunzione fra la civiltà antica, pagana, e quella cristiana, ed è per questo che in lui si può riconoscere la figura di Apollo, il dio della bellezza.

Sebastiano è la bellezza applicata a un martire cristiano. Egli non muore così come appare nella rappresentazione più frequente, nudo trafitto dalle frecce o talvolta anche vestito con le frecce in mano. Rarissime volte si vede con il simbolo del suo supposto o previsto martirio, dal momento che supererà il supplizio delle frecce e verrà ucciso con l'unica arma che consente di uccidere i martiri cristiani, la lama, la spada: gli tagliano la testa. Ciò nonostante, l'iconografia del taglio della testa di San Sebastiano è inconsueta ed è poco significativa, in quanto piace ai pittori interpretare la bellezza del suo corpo e l'incorruttibilità della sua carne, la sua integrità, come modello di sanità fisica, che resiste alle frecce, le riceve ma non ne trae danno; è una figura che non patisce ferita. Accoglie le frecce senza alcuna preoccupazione o turbamento. Le frecce non lo scalfiscono, come si vede in quella meravigliosa rappresentazione di Antonello da Messina custodita a Dresda. Chi invece mostrerà nella ferita della freccia un'accusa del colpo, è un pittore drammatico come Mantegna che punterà sul patetico, mettendo in evidenza la smorfia, il dolore, il colpo che dà la ferita, per dimostrare una declinazione drammatica del soggetto, proprio come fa nelle opere del Louvre e di Ca' d'Oro a Venezia. Nella maggior parte dei casi, invece, è un'interpretazione apollinea, non dionisiaca; si esalta la sanità rispetto alle ferite delle frecce. \

Nell'ammirazione di San Sebastiano, c'è contemplazione della pura bellezza del corpo maschile nudo, quindi Apollo, non il Christus patiens , un santo che non è patiens ma sereno, solare. Da questo punto di vista, è chiaro che il collegamento con il mondo pagano evoca i più grandi esempi della statuaria classica, a partire dai Bronzi di Riace che sono il nudo maschile simbolo di una bellezza assoluta vicina a Dio o agli dèi, e sono esattamente gli stessi che con tre frecce assumerebbero le sembianze di un San Sebastiano. A questo punto il San Sebastiano è il bronzo di Riace dell'iconografia cristiana, religiosa: è il santo nella sua integrità fisica e quindi esattamente in quella bellezza anatomica che rende atleti e guerrieri i Bronzi di Riace , come tutti i nudi della classicità.

Nel mondo cristiano questa rappresentazione è, di fatto, un'anomalia, ma è molto frequente in quanto è uno sfogo creativo. Sebastiano è la possibilità di realizzare il modello, ossia il nudo maschile che diventerà normativo nell'Ottocento, nelle accademie. Naturalmente altri nudi si vedono al loro più alto livello rappresentativo nelle opere di Luca Signorelli nel Duomo di Orvieto e di Michelangelo nella Cappella Sistina, in cui il nudo è proposto in più varianti possibili, ma sull'altare troviamo il San Sebastiano, modello pressoché esclusivo del nudo anatomico. \ Questa di Miradolo è la prima grande mostra sul tema del San Sebastiano, con una campionatura molto ampia e una felicità dello sguardo davanti al bel soggetto del corpo nudo di un uomo, il pretesto del soggetto religioso.

Immagino dunque che molti avranno la soddisfazione più alta nel vedere questi dipinti e, contemporaneamente, nel sentire il retrogusto di tante altre suggestioni, tra le quali quella della pura bellezza apollinea maschile rappresentata in una escursione che va dal Quattrocento al Novecento, fino a Ottavio Mazzonis.

Commenti