Cultura e Spettacoli

Schizzinosi, onnivori o in fuga sulla rete. Ecco i "tipi da libreria"

Due librai svelano le follie del loro mondo: a partire da "quelli che con l'e-reader ti porti dietro 10mila titoli". Ma ne sfogliano due l'anno

Schizzinosi, onnivori o in fuga sulla rete. Ecco i "tipi da libreria"

«In un Kindle ti porti dietro diecimila libri» e te lo dice sempre qualcuno che al massimo ne leggerà due all'anno e non è un giapponese, quindi non si capisce che problemi di spazio possa avere. Oppure «Sono pratici quando viaggi», come se d'estate si portassero dietro una biblioteca intera, e io vorrei sapere quanti libri hanno letto, questi qui, sotto l'ombrellone.

Comunque sia nessun discorso che difenda il libro tradizionale dal libro digitale è possibile senza che appaia passatista. Perfino quando arriva dagli scienziati che pubblicano esperimenti i cui risultati nelle nostre cortecce cerebrali non depongono a favore dell'ebook.
Eppure, nel loro piccolo, anche due librari romani come Massimiliano Timpano e Pier Francesco Leofreddi - attivissimi su Twitter - hanno le loro ragioni e le hanno raccolte in un divertente pamphlet intitolato Chiuso per Kindle (Bompiani, pagg. 172, euro 9,50) dove non ci sono solo ragioni di bottega. Infatti, oltre a molti aneddoti librari e a una spassosa tassonomia di «tipi da libreria» (il cliente arredatore che compra i libri per riempire la libreria, il cliente aspirapolvere che ti chiede «Che cosa è uscito di bello?», il cliente last minute che vuole un libro da regalare mentre hai la saracinesca abbassata, il cliente che «Io leggo solo i classici», eccetera), trovate anche una critica seria delle librerie online.

Tra tutte, una mi ha colpito particolarmente: l'immancabile voce «Altri libri che potrebbero interessarti», oppure «Spesso acquistati insieme». Chiunque acquisti online lo sa.
Tipo che uno cerca il Simposio di Platone e ti informano che insieme qualcun altro ha acquistato il bestseller di Caterina Caselli. Tipo che io ho provato con un romanzo di Massimiliano Parente e ho scoperto che qualcuno mi ha comprato insieme a Proust, e va bene, ma anche a Dario Franceschini, il ministro e scrittore, e un brivido mi è passato lungo la schiena. Marcel Proust, d'altra parte, in alcune librerie online viene consigliato nella sezione «Narrativa gay» (cosa che però ho trovato anche in molte librerie vere londinesi) mentre i nostri due librai si lamentano di un Gattopardo di Tomasi di Lampedusa collocato nel settore antropologia (invece secondo me hanno fatto bene, è un libro che odio talmente da poterlo cercare giusto per un interesse antropologico).

Tra le citazioni ante litteram e in teoria anti-kindle, volendo c'è Jorge Luis Borges: «Credo che un testo cambi di valore secondo dove si trovi: se lo leggiamo su un giornale, lo leggiamo in qualcosa che è fatto per l'oblio immediato, giacché lo stesso nome del giornale ne indica la labilità. Mentre se leggiamo quello stesso testo in un libro, lo facciamo con un rispetto che fa sì che quel testo cambi». E se si legge su uno schermo, dove ormai ci si legge di tutto? È vero che pure nei libri di carta si pubblica di tutto, dai libri di ricette di Benedetta Parodi a Carofiglio e Scurati, quindi non è un criterio. Tra i vantaggi del digitale, non c'è più bisogno di scegliere la copia intonsa, lo sono tutte. Quindi sparisce la pratica di capire quale copia prendere, che i nostri due librai hanno studiato molto bene, ecco la soluzione: «Mai la prima copia della pila, perché la toccano tutti. La seconda nemmeno, perché pochi attimi fa era la prima copia che è scivolata al secondo posto. La terza copia, quella no, perché è senza fascetta, la quarta sembra abbia un angolo lievemente sbeccato. E finalmente eccola, la copia intonsa, perfetta, mai toccata, è la settima copia».

Tra l'altro gli italiani fanno una pessima figura all'estero: leggono meno di tutti (meno il 15% negli ultimi due anni) e il mercato del libro digitale è sotto il 2%, quindi Kindle non c'entra, è solo un alibi. La crisi economica neppure, visto che leggiamo meno dei turchi (non mi dite che stanno meglio di noi) e praticamente di chiunque in Occidente, e inoltre un libro costa meno che andare al cinema. Invece siamo ai primi posti quanto a spese telefoniche.

In ogni caso, futuro o non futuro, i nostri due amici ci fanno notare che molte profezie sono state sbagliate: dissero che la tv avrebbe ucciso il cinema, e il cinema il teatro (non che il teatro se la passi benissimo, per la verità). Nel frattempo i libri di carta si difendono come possono. Per esempio il mio editore Mondadori ha appena inventato i flipback, dei libri piccoli in formato orizzontale che si possono leggere con una mano sola.

Siccome non sono libri per mutilati di guerra, e non sono porno, resta da capire cosa ci dovete fare con l'altra libera.

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