Cultura e Spettacoli

Se mettete in carcere la Pietà di Michelangelo mi rivolgo a Pannella

Se mettete in carcere la Pietà di Michelangelo mi rivolgo a Pannella

di Vittorio Sgarbi

Avrà un sussulto d'orgoglio Lorenzo Ornaghi negli ultimi giorni del suo mandato ministeriale, per lasciare, con un gesto estremo, grata memoria di sé?
In questi giorni gli ho raccomandato di usare tutta la sua propria e pertinente autorità per impedire lo scellerato disegno dell'assessore alla Cultura di Milano Stefano Boeri. Il quale, sostenuto dal Corriere della Sera, che ignora l'indignata reazione di numerosi architetti e di alcune persone di buon senso come Carlo Bertelli e Salvatore Carrubba, persegue con inaudita arroganza il disegno di trasferire la Pietà Rondanini al carcere di San Vittore. Insiste. E dà la cosa per fatta. Come iniziativa pregevole e progressiva, con alte e nobili finalità, come la rieducazione dei carcerati attraverso l'arte. Indifferente allo scempio di privare i musei civici del Castello Sforzesco dell'opera più importante, e di smantellare il mirabile allestimento dei BBPR, immaginandone un insensato adattamento, Boeri avanza e lo comunica, trionfalmente, al mondo. Ovviamente non pensa di strumentalizzare e mortificare Michelangelo, con grottesca demagogia. La macchinazione è talmente ripugnante che si fatica a credere che qualcuno possa averla pensata, con la legittimazione di uno pseudo storico come Giovanni Agosti.
Con stupore ho appreso che il ministro, pronto a legittimare l'esposizione della Tavola Doria al Quirinale, senza alcuna necessità, non riteneva di dovere entrare nel merito di decisioni dell'amministrazione comunale di Milano. Non è vero. L'ho richiamato al primato della tutela, proprio del ministero dei Beni Culturali, al quale, per legge, è obbligatorio che anche i musei civici e le amministrazioni comunali si riferiscano per ogni spostamento di opere d'arte.
Sarebbe assai grave che l'architetto Artioli e la dottoressa Bon Valsassina trascinassero il ministero in questa scellerata impresa che nega il significato stesso del più importante museo civico di Milano per cui l'opera è stata espressamente acquistata con straordinaria sensibilità culturale e prestabilita destinazione, non essendo pervenuta per trasmissione di collezioni storiche.
Acquisita nel 1952, la Pietà Rondanini è stata, nel 1958, esposta in perfetta solitudine, come punto di arrivo della sezione di scultura nell'allestimento di BBPR. Non solo: è stata sistemata su una base romana, un'ara funeraria di epoca traianea, con l'ausilio di sottili lamelle di piombo per stabilizzarne il posizionamento. Per sua natura, e per la collocazione così speciale, è particolarmente fragile. Le ragioni di conservazione, dunque, e di museografia, con una così peculiare sistemazione ne sconsigliano spostamenti e trasferimenti, definitivi o provvisori, tanto che lo stesso restauro, pregevole e laborioso, fu compiuto qualche anno fa in situ.
Il ministro per i Beni Culturali, milanese, ha finalmente l'opportunità di pronunciarsi con un'importante decisione che a lui solo, data la straordinaria importanza dell'opera, e delicatezza del caso, tocca. Abbia un sussulto d'orgoglio, dunque, e si faccia sentire per amore della sua città e in difesa di Michelangelo. Che vorrebbe stare dove il destino lo ha fatto arrivare. Senza ulteriori e ingiustificate migrazioni.

Ministro, batti un colpo.
O dovremo chiedere a Pannella di continuare lo sciopero della fame e della sete per impedire che chiudano in carcere anche Michelangelo?

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