Cultura e Spettacoli

In silenzio e senza okkupare Così i privati salvano l'Italia

Luca Nannipieri racconta persone e associazioni che non aspettano lo Stato e si occupano del patrimonio culturale nel proprio territorio

C'è una Italia da salvare (Edizioni San Paolo, pagg. 100, euro 10), come dice il titolo del nuovo libro di Luca Nannipieri. Ed è quella dei privati che, lontani dai riflettori, si associano in Fondazioni, enti o semplici gruppi di volontari per prendersi cura del proprio territorio. Restaurano parrocchie, sistemano scavi archeologici, riordinano archivi, rifanno il catalogo di una biblioteca, organizzano incontri in luoghi «speciali» al fine di valorizzarli, farli vivere e renderli noti. Come scrive l'autore, queste persone non sono sempre supportate dalle istituzioni e dai partiti politici, fatto che non stupisce: per i nostri rappresentanti (si fa per dire) c'è poco da ottenere a livello propagandistico e inoltre ai cittadini potrebbe venire il fondato dubbio che lo Stato sia un po' meno utile di quanto sembri. Queste persone agiscono nei confini della legalità, non okkupano, quindi non solo non fanno notizia ma neppure possono contare sulla solidarietà delle sedicenti star dello spettacolo e sulla compiacenza di una classe dirigenziale tragicomica.

Tra i meriti del volume, c'è quello di ribaltare il luogo comune che identifica il privato con lo sciacallo o lo speculatore, l'avido imprenditore che desidera soltanto apporre il proprio marchio sulle opere d'arte, trasformandole in merce. Questa rappresentazione della realtà è grottesca, e il Giornale , spesso attraverso la penna di Nannipieri stesso, ha sempre visto di buon occhio l'intervento dei suddetti imprenditori. Si può andare oltre. Nel libro infatti viene fuori che la parola «privato» descrive soprattutto un complesso insieme di persone, aziende, consorzi e comunità in stretto rapporto col patrimonio culturale della zona in cui le singole realtà operano.

A Paderno Dugnano, vicino a Milano, la piccola chiesa del Pilastrello, nulla di eccezionale dal punto di vista artistico, sembrava destinata al degrado. Non vi si dice Messa dal 1962, e l'ultimo restauro risaliva agli anni Ottanta. Col tempo era diventata un punto di incontro per i tossici. Fino a quando una circoscritta associazione di persone ha sentito la necessità di prendersene cura. Nel 2010 è iniziato un difficile lavoro di recupero, di analisi dei problemi e delle possibili soluzioni. Un piano di restauro è stato inviato alle autorità, mentre si operavano piccoli interventi per mettere in sicurezza chiesa e oratorio, con l'aiuto di alcuni sponsor. Pur tra mille ostacoli, oggi la chiesa del Pilastrello è tornata a essere un luogo di preghiera e vi si svolgono regolarmente attività culturali. È solo una delle storie raccontate da Nannipieri, storie italiane, che vanno da Nord a Sud. Incontriamo personaggi come lo stravagante Loris Jacopo Bononi che decise di far rinascere Castello e borgo di Castiglione del Terziere, in Lunigiana. Apprendiamo di gruppi molisani che hanno avviato un'opera di conservazione degli antichi tratturi dalle parti di Altilia Sepino; gruppi toscani che vogliono restituire splendore al Teatro di Volterra; gruppi emiliani alle prese col borgo di Verdeto, sulle colline di Piacenza; gruppi della Basilicata impegnati a non lasciar morire il paese di Craco, vicino a Matera. C'è la battaglia affinché l'abside non diventi il cesso di una scuola, quella per tirare fuori dall'oblio le grotte degli eremiti, e perfino quella per fare in modo che San Miniato al Monte, a Firenze, una delle chiese più note del mondo, continui a essere, oltre che attrazione turistica, un vero punto di riferimento per la comunità.

In fondo di questo stiamo parlando: di comunità, che è cosa distinta dalla retorica sui «beni comuni» utilizzata in questi anni per contestare la proprietà privata o addirittura per impadronirsi di spazi, come cinema e teatri, appartenenti alla collettività.

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