Cultura e Spettacoli

Soldi Amori Spionaggio In arte Sas, cioè de Villiers

Il giallista con la celebre serie di romanzi (200 libri per 150 milioni di copie vendute) ha svelato il mondo degli 007. Spesso anticipando fatti reali, dal Mali alla Siria

Soldi Amori Spionaggio In arte Sas, cioè de Villiers

È morto ieri a Parigi al­l’età di 83 anni Gérard de Villiers, il giallista francese autore della fa­mosa serie «Segretissi­mo Sas » sul mondo dei servizi segreti. I suoi li­bri hanno venduto nel mondo 150 milioni di copie.

Persino il filosofo Bernard-Henri Lévy una volta confessò che leggere i romanzi di Gérard de Villiers era stato per lui «un piacere colpevole».
Vizio cui hanno ceduto in molti, tutti coloro che da cinquant'anni, dal leggendario episodio SAS à Istanbul, anno 1965, seguono la celebre serie «Segretissimo Sas» (Mondadori ha appena pubblicato il numero 200, La vendetta del Cremlino) che nel mondo ha venduto 150 milioni di copie.
Adieu, Gérard. Le avventure del tuo misterioso principe austriaco Malko Linge, Sua Altezza Serenissima, pur snobbate dalla critica, sono diventate di culto per gli appassionati di thriller e spionaggio. E un canale «criptato» attraverso il quale le intelligence di mezzo mondo si sono scambiate a lungo messaggi e informazioni. SAS, Son Altesse Sérénissime, ovvero Sua Altezza Serenissima, ma anche l'inglese Special Air Service.
Vera icona pop, con quelle copertine con donne bellissime, molto armate e poco vestite, e sorta di contro-atlante geopolitico mondiale, l'opera di Gérard de Villiers non era soltanto ispirata all'attualità delle vicende di guerra e di politica internazionale, ma era capace di anticiparla. Con una precisione sospetta. Nel romanzo La strada di Damasco, ambientato durante la guerra civile siriana, de Villiers raccontò l'attacco, con la regia occulta dei servizi segreti americani e israeliani, a uno dei centri operativi del regime, vicino al palazzo presidenziale, esattamente dove avvenne l'attacco, nella realtà, un mese più tardi. Ne I folli di Bengasi, uscito sei mesi prima dell'assassinio dell'ambasciatore statunitense in Libia J. Christopher Stevens, nel settembre 2012, il giallista francese fu il primo a rivelare l'esistenza di un centro segreto della Cia nella città che sarebbe diventata la culla della rivolta libica anti Gheddafi. In altro romanzo, Il complotto del Cairo, uscito nel 1980, si immagina la morte del presidente egiziano Anwar El-Sadat per mano di un gruppo di islamisti, con un anno di anticipo sul fatto reale. E nell'ottobre 2012 in Panico a Bamako compaiono dei fuoristrada armati degli integralisti che si lanciano sulla capitale del Mali... Nel febbraio scorso il New York Times dedicò a Gérard de Villiers una lunga intervista-ritratto dal titolo hitchcockiano Lo scrittore di gialli che sapeva troppo, in cui si sottolineava la capacità di profetizzare inquietanti scenari geopolitici.
Giornalista oltre che romanziere, amico e confidente di spie e diplomatici di mezzo mondo, de Villiers ha sguinzagliato il suo Malko Linge, nobile decaduto e agente a contratto della Cia, sulle tracce dei cattivi di ogni epoca, al ritmo di quattro avventure l'anno, dagli agenti comunisti degli anni Settanta ai feroci jihadisti di oggi, sempre con la medesima, infallibile ricetta narrativa: intrighi internazionali «visti» da insider delle segrete cose, un pizzico d'esotismo, immancabili scene di sesso hard, una spruzzata di violenza, molta adrenalina, e una competenza tecnica a prova di 007. Non a caso le storie di de Villiers, spesso accusate di razzismo, maschilismo e sessualità spinta (lui stesso fu fortemente criticato in patria per aver espresso simpatie di estrema destra quando, nel 1981, sostenne il Fronte nazionale di Jean-Marie Le Pen), piacciono moltissimo proprio negli ambienti che fanno da scenario ai suoi romanzi. Che non hanno mai conosciuto però una fortuna cinematografica al pari di James Bond.
Quanto all'eroe gentiluomo ed erotomane Malko Linge, beh lui ha vissuto le situazioni politicamente e moralmente più scabrose che si possano immaginare, senza mai subire censure, o quasi. Una curiosa eccezione fu l'avventura ambientata in Italia dal titolo Vendetta romana, scritta negli anni Settanta, in cui de Villiers immagina Sua Altezza Serenissima alle prese con un gruppo di brigatisti paranoici, assetati di sangue e di sesso, fra i quali una ricchissima figlia di papà, ninfomane... Incompatibile con la cupa atmosfera degli anni di piombo. E Mondadori non tradusse il romanzo, che apparve soltanto in un'edizione speciale nel 1994.
Quanto invece a Gérard de Villiers, lui non si considerò mai un grande scrittore. «Sono solo un narratore di storie», ammise una volta. «Uno che scrive per divertire la gente. Perché la maggior parte ha una vita di merda ed è costretta a fare lavori troppo noiosi».
Soldi, Amori, Spionaggio. In arte Sas.

Cioè De Villiers.

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