Cultura e Spettacoli

Strega da ridere Ennesimo falso della «Ferrante»

I l «caso» Ferrante e il Premio Strega raggiungono le vette della comicità. L'escalation sembra inarrestabile. Ieri un'altra lettera falsa (specifichiamo: palesemente falsa) di Elena Ferrante, questa volta pubblicata dal Fatto quotidiano . Seguita dalla smentita della casa editrice della Ferrante medesima, la validissima e/o.

In origine fu la candidatura della anonima scrittrice napoletana (Elena Ferrante è uno pseudonimo) ordita da Roberto Saviano e Serena Dandini. Una candidatura a insaputa della Ferrante, comunicata attraverso Repubblica , piccolo quotidiano underground (copyright Massimiliano Parente). Una candidatura accettata controvoglia dall'autrice, lieta di farci sapere, attraverso un articolo apparso sul suddetto quotidiano underground , di accettare soprattutto per rivelare una fondamentale verità: se vince, il Premio è pulito; se perde, il Premio è corrotto. Che sia da sempre pilotato dai grandi editori, e che questo fatto non cambi, sia che la lascino vincere, sia che la lascino perdere, non le passa per la testa. Scattano gli endorsement della stampa nazionale, incluso il Corriere della Sera , altro quotidiano di nicchia. La Ferrante è amata dagli americani (capito, provinciali?), disprezza i premi letterari (inclusi quelli ai quali partecipa), è invisibile (?), è una outsider (supportata dall'establishment). Aggiungi che è un po' strappalacrime e ha una prosa prolissa che per gli intenditori è garanzia di qualità. La vittoria è certa. Forse.

Quindi il Premio Strega, anche per cavalcare l'atmosfera a sfavore delle «grandi concentrazioni», cambia le regole, introducendo il posto fisso in finale per un piccolo editore (in nome della «bibliodiversità») e alcune deroghe apertamente ad Ferrantem . Infine parte la sarabanda delle lettere false, palesemente false, prima al Mattino e ieri al Fatto .

Risultato complessivo: l'anonimato della Ferrante si rivela una forma di esibizionismo come un'altra, pronta a essere tritata dal Web. Il Premio, che ha stravolto le regole, dimostra di essere quello che è sempre stato: un divertente «pacco». Nel frattempo, si fanno avanti anche altri candidati: Mauro Covacich con La sposa (Bompiani), Fabio Genovesi con Chi manda le onde (Mondadori), Clara Sereni con Via Ripetta 155 (Giunti), Marco Santagata con Come donna innamorata (Guanda), Wanda Marasco con Il genio dell'abbandono (Neri Pozza) e Nicola Lagioia con La ferocia (Einaudi). Il termine per la presentazione delle candidature è venerdì 3 aprile.

Riusciranno gli altri contendenti a battere Storia della bambina perduta della Ferrante?

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