Cultura e Spettacoli

Una tomba senza nome

Alle Donne della Comunità Ebraica nel Giorno della Memoria chiedo a capo chino di non lasciare senza nome la tomba di Eva Izsak, partigiana e martire per la libertà

Una tomba senza nome

Alle Donne della Comunità Ebraica nel Giorno della Memoria chiedo a capo chino di non lasciare una tomba senza nome. Quella di Eva Izsak, partigiana e martire per la libertà. Il Sacrificio di Eva Izsak, di fatto è un feroce femminicidio con l'aggravante che, nel momento in cui tutta la comunità ebraica era perseguitata e si chiedeva una protezione vicendevole, un fratello colpisce "sorella" inerme, anziché difenderla.

Ma è anche un «matricidio», e la donna nella tradizione ebraica ha sempre goduto di un non comune grado di rispetto e importanza, difatti l’ebraismo si tramanda appunto per parte di madre. E se Piero Angela ha impiegato 50 anni perché il padre (illustre psichiatra che nella sua clinica di Villa Turina di San Maurizio Canavese nascose gli ebrei in fuga dalle persecuzioni naziste) venisse riconosciuto come "Giusto", quanti ne impiegherò io? Perché il nome di Eva Izsak, giovane partigiana ungherese, sia inciso fra i "Giusti d'Israele". Eva, vittima due volte. Prima di un femminicidio e poi dell'oblio. Eva si è immolata per essere ricordata. Perchè il suo nome e il suo coraggio fossero di sprono per il popolo finalmente libero. Perché il suo sacrificio gettasse le basi di una nuova e grande Europa. No, Eva è stata assassinata per essere dimenticata subito dopo, confusa in un trafiletto di un giornale locale. A settant'anni dal suo inutile sacrificio il nome di Eva è ancora scomodo. Per salvare faccia e reputazione del suo esecutore "ideologico", Imre Lakatos, Eminenza grigia, della prestigiosissima London School of Economics. Praticamente un intoccabile. Sono anche volata a Gerusalemme, al Museo dell'Olocausto sono entrata in punta di piedi con il gelo nel cuore, e neanche lì, da nessuna parte ho trovato il nome di Eva Izsak.

Vorrei allora onorare, con voi donne d'Israele, la scritta posta all'ingresso del Museo: I will put my breath into you and you shall live again. Ti darò fiato io Eva perché tu possa vivere di nuovo. Eva è diventata mia figlia. Potrebbe essere vostra figlia. Ho rimesso al mondo Eva. Non per lasciarla morire per la seconda volta sotto una coltre, non più di vergogna, ma d'indifferenza.

Januaria Piromallo (autrice de Il Sacrificio di Eva Izsak, ChiareLettere)

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