Cultura e Spettacoli

Torna a casa (in copia) il Caravaggio rubato dalla mafia

È stata realizzata una riproduzione altamente tecnologica della Natività trafugata nel 1969. Il prossimo 12 dicembre sarà collocata all’oratorio di San Lorenzo alla presenza di Mattarella

Torna a casa (in copia) il Caravaggio rubato dalla mafia

L’originale, con ogni probabilità, non esiste più. Ma la Natività di Caravaggio, il celebre dipinto rubato con ogni probabilità dalla mafia dall’oratorio di San Lorenzo di Palermo, il prossimo 12 dicembre tornerà nella sua location originaria, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Non la tela originale, che secondo diverse testimonianze è andata distrutta, ma una copia ad altissima tecnologia, che la riproduce fedelmente e che in qualche modo ridarà l’aspetto originario allo splendido oratorio, già prezioso di suo per gli splendidi stucchi di Giacomo Serpotta che lo decorano.
L'iniziativa è stata voluta e realizzata da Sky, che ha commissionato il progetto a Factum Arte, società specializzata nella realizzazione di riproduzioni pressoché perfette delle opere d’arte. Il dipinto, scomparso nella notte tra il 17 e il 18 ottobre del 1969, è stato ricostruito attraverso tecniche di stampa particolari da un team composto da architetti e informatici. Alla cerimonia di donazione alla collettività parteciperà anche il capo dello Stato.

Il furto della Natività coi santi Lorenzo e Francesco d’Assisi è uno dei gialli più intriganti della storia dei furti d’arte. E il dipinto, tuttora, è tra le prime dieci grandi opere trafugate ricercate. La tela, datata intorno al 1609, sembra sia stata realizzata durante il soggiorno palermitano del Caravaggio, ed è stata portata via dall’oratorio nella notte tra il 17 e il 18 ottobre di 46 anni fa. L’Oratorio non era dotato di impianto di allarme. A scoprire il furto, con un giorno di ritardo, fu un custode. Da allora, il mistero più fitto, con l’unica pista che si sia trattato di un furto messo in atto dalla mafia. Buio fitto squarciato nel tempo dalle dichiarazioni di diversi boss pentiti che hanno dato versioni contrastanti ma che convergono su un unico punto: la tela è andata distrutta. Tra i primi a parlare della Natività, negli anni Ottanta, uno storico e giornalista inglese, Peter Watson, che sostiene che un ricettatore gliela offrì in Campania, anche se poi l’incontro non si svolse mai.

Della Natività ha parlato anche un pentito di mafia blasonato, Francesco Marino Mannoia, che si è autoaccusato del furto, sostenendo che fu danneggiata nella rimozione dall’altare, poi arrotolata e quindi distrutta. Ma le indagini poi hanno accertato che il furto raccontato da Mannoia non era quello della Natività ma di un altro dipinto, in una chiesa vicina. Del gioiello del Caravaggio trafugato ha parlato anche Giovanni Brusca, che sostiene che fece parte, nel ’93, delle trattative per l’alleggerimento del 41 bis, il carcere duro per i boss. E ne ha parlato anche nel 2009 il pentito Gaspare Spatuzza, secondo il quale l’opera era stata affidata alla famiglia mafiosa dei Pullarà che la rovinarono nascondendola in una stalla. La Natività è stata al centro di diversi scritti - anche uno di Leonardo Sciascia, «La storia semplice» - e anche qualche anno fa di una fiction tv, «Il segreto dell’acqua». Le speranze di ritrovare l’opera sono praticamente inesistenti, probabilmente è stata distrutta davvero.

Ma, almeno virtualmente, tra qualche giorno la Natività tornerà, finalmente, a casa.

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