Cultura e Spettacoli

Trentanove anni fa morì Elvis e nacque il complottismo

Il 16 agosto del 1977 l'incidente di Memphis. La morte non ha mai convinto i fan. I dieci "indizi" della sopravvivenza e l'impronta (profonda) che il caso, come quelli di JFK e di Marilyn Monroe, ha lasciato nella cultura pop occidentale

Trentanove anni fa morì Elvis e nacque il complottismo

Trentanove anni fa, moriva Elvis Presley. Il re del rock, idolo assoluto per milioni di persone, che divenne leggenda prima (e ancora di più) dopo il trapasso. Le sue gesta artistiche e umane hanno contribuito a farne l’icona che è ancora, le sue posizioni (tanto musicali quanto politiche) che fecero arrabbiare troppi benpensanti, ispirarono invece generazioni di nuovi americani. Quello che Elvis non poteva sapere è che la sua morte sarebbe diventato uno dei capisaldi su cui si regge la cultura pop occidentale. La fine (misteriosa) di Presley è stata la madre di tutti i complottismi.

Per una nazione giovanissima come gli Stati Uniti, non aver un solido retroterra culturale ha rappresentato tanto un’opportunità quanto un limite. E uscita dalla seconda guerra mondiale come potenza egemone – insieme e contro l’Unione Sovietica che di miti ne aveva in abbondanza – ha dovuto costruirsi un immaginario. Solo che non si può decidere sempre a tavolino come andranno le cose. E nella costruzione di una cultura, nonostante gli impulsi, le indicazioni e i suggerimenti, c’è sempre la variabile impazzita della reazione (popolare) incontrollabile.

Sono tre i grossi episodi della storia recente americana (fatto salvo il caso Roswell, che è tutt’altra storia) che più di ogni altro hanno influenzato la cultura popolare e favorito la nascita di un certo folklore a stelle e strisce. L’assassinio a Dallas nel ’63 del presidente John Fitzgerald Kennedy, la morte di Marilyn Monroe (avvenuta il 5 agosto del ’62) e la scomparsa di Elvis Presley, accertata (o forse no?) il 16 agosto del 1977.

Se per Kennedy e la Monroe, l’intreccio è tutto giocato su (presunte) connivenze, incroci di mandanti eccellenti, esperimenti segretissimi della Cia, complotti ad altissimo livello, e sul sangue che sporca le mani di astuti e oscuri pupari, il caso Elvis è invece giocato tutto sulla scomparsa. Sì, hanno trovato un corpo al 3754 Elvis Boulevard di Memphis. Ma chi lo ha detto che sia stato (per forza) il suo?

Secondo le leggende – che moltissimi fan considerano verissime – Elvis avrebbe inscenato la sua morte per fuggire da un mondo che non lo rispettava più. Oppure, a seconda delle versioni, per scappare alle “attenzioni” di chi avrebbe voluto fargli pagare il fatto di aver speso la sua popolarità al servizio di cause pacifiste e anti-razziali o, più semplicemente, l'aver introdotto l'esplicito ammiccamento erotico nelle sue esibizioni. Le segnalazioni di presunti Elvis, dal ’77 a oggi, si sprecano. Nemmeno il non-morto Hitler, che pure è stato avvistato ovunque dagli americani, ha avuto tale attenzione post mortem. Se per il Fuhrer, la molla stava tutta nell’esorcismo di un incubo, per Elvis stava nella speranza che questi non avesse davvero lasciato il mondo. Cosa che, per inciso, ha riguardato recentemente anche i fan di Michael Jackson che alla morte del loro beniamino non si sono proprio voluti rassegnare.

La teoria secondo cui Elvis sarebbe sopravvissuto al malore (finto?) del '77 viene spiegata spesso in dieci indizi. E se tre, parafrasando la contabilità giudiziaria, fanno una prova, dieci dovrebbero chiudere - per i sostenitori di quest'ipotesi - il dibattito una volta e per sempre. Si parla di un libro (guardacaso, sulla Sacra Sindone) che sarebbe dovuto uscire solo nel '78 ma che Presley avrebbe letto, del nome storpiato sulla lapide dal padre per marcare la distanza tra il cadavere misterioso e suo figlio, si è vociferato di un uomo misterioso che dopo il 16 agosto lascia Memphis nottetempo prenotando viaggio e albergo con il nome falso che il "re" utilizzava da vivo per starsene tranquillo, si è sussurrato di una bara troppo pesante contenente invece che un corpo un manichino con tanto di impianto di refrigerazione, s'è parlato di Elvis che confida agli amici la sua voglia di scappare lontano, s'è analizzato le dichiarazioni di amici, manager e parenti. Infine c'è chi giura che Elvis sia entrato in un programma di protezione testimoni e che nel 2002 abbia inciso un nuovo cd con la "firma" di un "sosia".

La fine di Elvis è ancora argomento che fa appassionare gli animi e che divide. L'unica cosa certa è che, a distanza di trentanove anni, rimangono troppi interrogativi sulla sua fine.

E proprio dalla finitezza e dalla sciatteria delle indagini che prende forza la tesi del complotto, nel caso di Memphis come in altri mille.

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