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La vera avventura sul pianeta rosso? Fare crescere asparagi marziani

Il sogno di colonizzare Marte passa per la capacità di adattamento di alcune specie vegetali. Come spiega un saggio scritto da un fisico e un economista

La vera avventura sul pianeta rosso? Fare crescere asparagi marziani

«Spazio, ultima frontiera» recitava la voce fuoricampo nella sigla di Star Trek , perché in effetti è da oltre un secolo che scrittori e registi e tutti noi immaginiamo viaggi tra stelle e galassie. Ma nel frattempo siamo ancora qui, sulla Luna non c'è niente e su Marte non ci sono marziani, solo le nostre sonde e robot e rover. Mentre il SETI (il programma Search for Extra-Terrestrial Intelligence) da cinquant'anni non ha captato nessun segnale proveniente dallo spazio, e speriamo che dallo spazio non intercettino noi, altrimenti non ci facciamo una bella figura, basti pensare a degli alieni che intercettino una puntata di Otto e Mezzo o Piazzapulita o Pomeriggio 5 , punterebbero subito il telescopio da un'altra parte. Intanto la sonda New Horizons ha scattato una foto a Plutone e molti sono rimasti incantati da una plaga desertica a forma di cuore. Commovente, certo: andateci a vivere, su Plutone.

Tuttavia, nell'attesa di The Martian , il film di Ridley Scott in uscita il primo ottobre (e tratto dal romanzo L'uomo di Marte di Andy Weir, Newton Compton), si può leggere un documentato libro scritto da un fisico e da un economista, Giovanni Bignami e Andrea Sommariva, nella collana diretta da Armando Massarenti, intitolato Oro dagli asteroidi e asparagi da Marte , edito da Mondadori. Per scoprire cosa bolle in pentola alla NASA, tante cose interessanti. Niente di così veloce come fu il programma Apollo, che in meno di dieci anni portò l'uomo sulla Luna, ma erano altri tempi, c'era la Guerra Fredda e la competizione Usa-Urss e senza problemi gli Stati Uniti reclutarono Wernher Von Braun, l'astrofisico che costruiva i missili V-1 e V-2 per Hitler, in fondo era una brava persona. Un piccolo passo per un uomo, un grande passo per l'umanità, una fantastica carriera per un nazista.

In realtà lo spazio è un luogo veramente terribile e ostile. Quando guardate il cielo azzurro, pensate che sopra c'è questo inferno. Per andare da qualsiasi parte bisogna schermarsi dalla radiazioni solari, raggi gamma, temperature bassissime, poco sopra lo zero assoluto. Tra i progetti a breve termine c'è la cattura di asteroidi: la NASA prevede di lanciare una navicella per recuperarne uno, nel 2019. Per farne cosa? Per posizionarlo nell'orbita lunare e studiarlo, e soprattutto, negli anni, catturandone molti, per estrarne i minerali. Stando attenti che il suddetto asteroide non superi i venti metri, nel caso l'operazione non riuscisse e dovesse cadere sulla Terra (è la misura massima oltre la quale un asteroide non viene disintegrato dall'atmosfera terrestre). Tuttavia sarebbe geniale, a mio avviso, che dopo l'ultimo asteroide di 65 milioni di anni fa che ha estinto i dinosauri e il 60% delle specie viventi, fosse l'uomo stesso a tirarsene uno addosso per autoestinguersi.

Sugli asteroidi ci sono molti metalli, tra cui l'oro, e all'orizzonte di un futuro non proprio vicinissimo (ma neppure così lontano) ci sarebbe quindi una corsa all'oro spaziale. Esistono già perfino società, citate nella lista di Forbes billionaire, e miliardari come Eric Schmidt e Charles Simonyi, della Planetary Resources-Google, pronti al commercio minerario spaziale.

Quanto a Marte, chissà chi ci sarà a assistere allo sbarco del primo uomo, si parla del 2030 ma ho l'impressione si andrà molto per le lunghe, con i casini economici che abbiamo quaggiù. Marte è il pianeta più simile alla Terra, come no: non c'è ossigeno, le temperature variano da 20 gradi a meno 140, tutto un deserto rosso e inabitabile, un vero posto di merda, cosa ci andremo a fare non lo so. In Olanda un imprenditore entusiasta ha creato il progetto Mars One, dove è possibile prenotarsi per andare su Marte (biglietto di sola andata), chi vuole si accodi.

In realtà, leggendo il libro di Bignami e Sommariva, ho scoperto che un motivo entusiasmante per colonizzare il pianeta rosso c'è, e è alimentare, o meglio collegato indirettamente all'alimentazione. In pratica, una volta impiantata una bella base marziana, la prima operazione umana sarà quella di dedicarsi alla coltivazione del suolo, e attenzione, non è fantascienza, centinaia di scienziati stanno studiando il modo di proteggere persone e piante dalle particelle provenienti dallo spazio (Marte ha un'atmosfera molto rarefatta), progettando abitazioni sotto terra e serre pressurizzate e schermatissime. Cosa si mangerà su Marte? Asparagi, spinaci e pomodori, queste le colture più adatte, e infatti è la stessa cosa che fa Matt Damon nel film di Ridley Scott quando resta solo sul pianeta rosso.

Ecco, mi sembra una grandissima motivazione utile per investire nella colonizzazione di Marte: un pianeta deserto, incontaminato (contaminato solo dalle radiazioni della «natura»), dove in futuro mandare ambientalisti, vegetariani e vegani e toglierceli dalle palle una volta per tutte.

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