Cultura e Spettacoli

Visti da (molto) vicino I buoni e i cattivi secondo Vittorio Feltri

S'intitola Buoni e cattivi e lo hanno scritto Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto (Marsilio, pagg. 544, euro 19,50, in libreria da giovedì 24 aprile). È una mini enciclopedia che condensa mezzo secolo di politica, economia, cultura, costume, spettacolo e sport; mezzo secolo di personaggi conosciuti da vicino oppure osservati da lontano: pontefici, presidenti, premier, ministri, magistrati, imprenditori, editori, giornalisti, attori, artisti, campioni, galantuomini e criminali.
Vittorio Feltri, maestro di giornalismo, segna buoni e cattivi sulla lavagna della storia. Quella che ha raccontato e commentato nella sua cinquantennale carriera di cronista, inviato speciale e infine direttore di testate. Ne esce un catalogo umano in ordine alfabetico dettato dalla memoria, compilato insieme a Lorenzetto, che nel 2010 aveva intervistato Feltri nel bestseller Il Vittorioso.
Dentro Buoni e cattivi c'è di tutto. C'è Berlusconi che nel gennaio 1994, ad Arcore, fa ascoltare a Feltri in anteprima l'inno di Forza Italia, poi lo prende per mano e lo obbliga a cantarlo insieme a lui. C'è il rapporto di simpatia con Mario Draghi, che Feltri vedrebbe bene presidente della Repubblica. C'è la lunga amicizia con Oriana Fallaci, nata grazie a un pacchetto di Muratti Ambassador. C'è Indro Montanelli che, alla fine dei suoi giorni, confessa a Feltri di non leggere più i giornali, essendogli venuti a nausea. C'è Enzo Biagi che, dal letto dell'ospedale dove gli hanno appena piantato altri due bypass alle coronarie, rimprovera Feltri per aver «rubato a Indro la direzione del Giornale», ma poi vorrebbe darsi da fare per riportare il reprobo al Corriere della sera dove mosse i primi passi. C'è spiegata per filo e per segno, nei suoi risvolti poco nobili, la defenestrazione di Ettore Gotti Tedeschi dalla presidenza dello Ior, con la rivelazione che il banchiere avrebbe dovuto essere fra gli editori di Libero, il quotidiano fondato da Feltri nel 2000. C'è Michele Santoro promosso da Feltri all'esame di ammissione nell'Ordine dei giornalisti. C'è Feltri che fa da tramite fra Umberto Agnelli e l'arcivescovo-esorcista Emmanuel Milingo nel vano tentativo di salvare in extremis la vita di Giovannino, trentatreenne nipote dell'Avvocato ed erede designato della Fiat, ucciso da una rara forma di sarcoma intestinale. C'è il procuratore capo Gian Carlo Caselli che spaventa Feltri con una telefonata, fatta solo per augurargli buon Natale. C'è Feltri cupido che fa scoccare l'amore tra Michelle Hunziker e Tomaso Trussardi. C'è Sandro Pertini che voleva far arrestare Feltri per strada a Nizza. C'è l'ateo Feltri che legge in pubblico la Passione di Nostro Signore Gesù Cristo nella Certosa di Milano.
Sono 211 i personaggi descritti da Feltri (e complessivamente 1.266 i nomi citati). Ogni profilo biografico si chiude con un voto in pagella da 1 a 10, come usava un tempo sui banchi di scuola. Tra i «buoni» figurano, con 10 e lode, Oriana Fallaci e Nino Nutrizio (il fondatore della Notte che per primo assunse Feltri nel 1969) e, con 10, Giorgio Armani, Bernardo Caprotti, Francesco Cossiga, Enzo Ferrari, Michelle Hunziker, Indro Montanelli e Giuseppe Prezzolini, che Feltri intervistò a Lugano. Fra i «cattivi», Camilla Cederna, Gianfranco Fini e Luigi Lusi, con 2, e Gianni Agnelli, Angelino Alfano, Giuliano Amato, Tina Anselmi, Laura Boldrini, Carlo Azeglio Ciampi, Gianni Cuperlo, Piero Fassino, Licio Gelli, Oscar Mammì e l'ex arcivescovo Emmanuel Milingo, con 3. Papa Francesco si guadagna l'8 in pagella, come i suoi predecessori Benedetto XVI e Giovanni XXIII, mentre a Giovanni Paolo II viene assegnato un 9. Giorgio Napolitano arriva con fatica al 4½. Insufficienza anche per Matteo Renzi: 5.


Per gentile concessione dell'editore Marsilio, Il Giornale pubblica la voce riguardante Giorgio Napolitano.

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