Cultura e Spettacoli

Vita e opere dell'«altro» Solzenicyn

Fu l'«altro» Solzenicyn e, come l'autore di Arcipelago Gulag , dedicò gran parte della vita a descrivere l'inferno dell'universo concentrazionario sovietico. Varlam Šalamov nacque a Vologda nel 1907 e già da ragazzo conobbe la violenza e la miopia del potere: considerato «elemento socialmente pericoloso», venne arrestato nel '29 e condannato a tre anni di lager. Fu la prima di tre condanne, in quanto considerato «trotzkista» e «agitatore antisovietico». Conobbe, oltre alle patrie galere, anche il confino, fra il '51 e il '56, per poi essere ipocritamente «riabilitato» in parte. Si stabilì quindi a Mosca dove morì nell'82. La Kolyma, una delle zone più inospitali della Siberia, fu l'arcipelago in cui «l'altro Solzenicyn» nuotò a lungo, testimoniando in decine e decine di racconti la vita pressoché subumana di vittime e carcerieri, una vita in cui spesso anche la rabbia precipita nella disperazione.

Alla sua esistenza e alla sua opera è dedicata la mostra «Vivere o scrivere. Varlam Šalamov» che verrà inaugurata il prossimo 13 novembre all'Università degli Studi di Milano (Porticato Richini, via Festa del Perdono) alle ore 11. La mostra, che proseguirà fino al 27 novembre, fa parte degli eventi di Bookcity. Dopo la morte di Stalin, nel '53, Šalamov si dedicò per vent'anni alla stesura dei Racconti di Kolyma , la sua opera più celebre, summa delle esperienze dello scrittore all'interno dei campi di concentramento. Ha così descritto l'orrore del sistema staliniano, fornendo ai lettori una testimonianza sul percorso spirituale dell'uomo russo nella storia contemporanea.

La mostra si compone di 11 sezioni: «Biografia», «Introduzione», «Infanzia e giovinezza (1907 - 1929)», «La giovinezza a Mosca», «Detenzione, giornalismo, detenzione (1929-1937)», «In pieno stalinismo», «Nei lager della Kolyma (1937-1951)», «Vie di uscita», «Scrivere sul Gulag», «La lotta per ricordare (1951 -1982)», «La quotidianità della sopravvivenza (1956 -1982)».

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