Controcultura

Il cuoco Formigli cucina sempre la solita minestra

I talk show perdono colpi

Il cuoco Formigli cucina sempre la solita minestra

I quotidiani e i settimanali sono in crisi. La politica è in crisi, il popolo ne è disgustato. I talk show perdono colpi. Ciò nonostante, l'informazione procede su antichi binari, non muta percorso e finisce sempre a occuparsi del Palazzo e della bassa bottega partitica, con le sue beghe stucchevoli che hanno nauseato chiunque non partecipi ai banchetti organizzati dai gestori della cosa pubblica.Il mondo negli ultimi vent'anni è cambiato a velocità supersonica, mentre il giornalismo scritto e parlato è ancora abbarbicato alla propria pigrizia mentale e seguita a rimasticare le solite chiacchiere di onorevoli e senatori. La tv, tributaria della carta stampata, da cui ricava spunti per rilanciare i bla bla della casta, non si sforza di introdurre una qualsivoglia novità. Mai un guizzo, una battuta sdrammatizzante o almeno sfottitoria. Cosicché certi programmi pieni di pretese eccessive sono una valida alternativa al Tavor e nulla di più.Giovedì scorso, per esemplificare, è andata in onda sul La7 secondo tradizione Piazzapulita, condotta dallo sveglio Corrado Formigli, che affrontava nelle intenzioni la lite tra Renzi e Juncker, di cui non fregava un cavolo (eufemismo) a nessuno, neppure ai due litiganti. L'idea geniale sotto il profilo dell'originalità consisteva nella scelta degli ospiti da porre a confronto: Laura Boldrini, Matteo Salvini, Giuliano Pisapia, Sergio Rizzo (Corriere della sera), Andrea Scanzi (Il fatto quotidiano) e Claudio Cerasa (successore di Giuliano Ferrara alla direzione del Foglio).La discussione esplosa in studio mi ha talmente appassionato d'avermi trasportato all'istante nel regno di Morfeo. Mi sono svegliato udendo la voce della presidente della Camera, perché mi è familiare, avendola udita pronunciare circa duecento volte il mio nome, allorché si trattò di eleggere il presidente della Repubblica, in luogo del ciarliero Giorgio Napolitano. Vinse Sergio Mattarella, di cui nessuno ricordava l'esistenza, sorprendendo gli italiani convinti che egli non fosse più tra noi da anni. Lo dico senza offesa per il capo dello Stato che ho molto apprezzato nella prima fase del suo mandato, quando ci aveva dato l'impressione di essere muto. Infatti non parlava, non dichiarava, non esternava e ciò dava un senso di pace ai nostri animi turbati da nove anni di interventi giornalieri dell'ex comunista, passato con disinvoltura partenopea dallo stalinismo cingolato all'adorazione della democrazia rappresentativa.Poi, purtroppo, anche il mite Mattarella ha preso confidenza col microfono e le telecamere, e ha attaccato a predicare, in un crescendo di apparizioni televisive che ce lo hanno tradotto in personaggio mediatico quanto Renzi, il Papa e i cuochi, dominatori assoluti del video. Piazzapulita non è una brutta trasmissione, ma è inguardabile perché paragonabile a un ruminante. Per essere più precisi, offre ai telespettatori un cibo rancido, una specie di zuppa di cipolle che, ingoiata la sera, non va giù neanche con l'Alka Seltzer e ti rimanda, con una serie di ruttini, un sapore acido che richiede un grappino per essere neutralizzato.Non è il programma in sé a bloccare la digestione, bensì gli argomenti sminestrati: sempre la stessa zuppa, sempre le solite facce, sempre le medesime lagne. Caro Formigli, tu sei bravo e vispo, e pazienza se ti vesti come un profugo siriano.

Ma cambia menu, per gentilezza.

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