Medicina

Come curare nei bimbi le patologie della cornea

Molte patologie della cornea fino a ieri non avevano altra soluzione che il trapianto. Questo in età pediatrica era piuttosto problematico, dati i rischi di rigetto molto più elevati rispetto all'età adulta. Oggi, fortunatamente, esistono diverse metodiche alternative. Una di queste è il cross-linking, utilizzato per il cheratocono.
«Questa patologia degenerativa consiste in un assottigliamento e progressivo sfaldamento del tessuto corneale, che a poco a poco si modifica assumendo una forma a cono, che produce opacità e altera la visione», spiega Michele Fortunato (micfortunato@hotmail.com), presidente dell'Aierv (Association internationale pour l'enfance et la reabilitation visuelle). «Nei bambini, purtroppo, l'evoluzione della malattia è molto più rapida che negli adulti. Talvolta, il tessuto corneale si sfalda addirittura nel giro di poche settimane, con il rischio di una perforazione. Ecco perché è indispensabile una diagnosi il più precoce possibile e un intervento quanto mai rapido».
Il cross-linking, che si avvale dell'utilizzo di raggi ultravioletti sotto forma di laser, non solo è in grado di rinforzare la cornea, ma, nei bambini, riesce anche a ritardare considerevolmente la progressione della malattia, che viene praticamente «bloccata» nello stadio dell'intervento, con un notevole miglioramento della situazione: «A patto, però, che il tessuto non si sia già assottigliato troppo, e lo spessore della struttura corneale sia almeno di 400 micron (quello di una cornea sana è di circa 500-600 micron)», precisa l'esperto. «Una ragione in più per trattare la patologia il più tempestivamente possibile».
Ma quali sono gli obbiettivi esattamente di questo tipo di trattamento e quali le caratteristiche dell’intervento?
Spiega ancora Fortunato. «Questo processo fa sì che aumentino quei collegamenti incrociati di collagene, che sono i naturali agganci che mantengono la giusta forma del tessuto e ne contrastano l'incurvamento tipico della malattia». In genere viene trattato un occhio alla volta (il cheratocono, specialmente in età pediatrica, è frequentemente bilaterale). L'intervento, dura circa 30 minuti, può essere eseguito in anestesia locale sugli adolescenti, mentre si preferisce ricorrere ad anestesia generale per i più piccoli. Il post-operatorio non è particolarmente doloroso: «Nell'occhio viene applicata una speciale lente terapeutica, che andrà rimossa dopo 4-5 giorni, che copre la ferita, la protegge da eventuali agenti patogeni e nello stesso tempo diminuisce la sensazione dolorosa», afferma Fortunato.

«Risultati apprezzabili si avranno nel giro di quattro-sei mesi, a mano a mano che il tessuto corneale si fortifica».

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