Roma

Curiosità Falchi e nibbi, il cielo della Città Eterna torna a popolarsi di grandi uccelli rapaci

I MITI La leggenda del «girfalco», la lotta coi gabbiani per stormi e piccioni

Curiosità Falchi e nibbi, il cielo della Città Eterna torna a popolarsi di grandi uccelli rapaci

Non solo stormi o piccioni. I cieli di Roma, per chi non lo sapesse, sono pieni ultimamente anche di falchi. Questi maestosi uccelli hanno preso in pratica il posto dell’aquila imperiale. A decine solcano ormai il cielo della Città Eterna. Falchi Pellegrini e Gheppi fanno il nido su monumenti e chiese, palazzi e torri per telecomunicazioni, su tralicci e palazzi moderni, attratti dall’abbondanza di prede (dagli storni ai topi), dal clima mite e dall’assenza di bracconieri. E con loro proliferano altri uccelli da preda come nibbi e poiane, che si concedono delle «puntatine» nella Capitale, provenienti dai parchi nella periferia romana. Ma non è raro vedere anche qualche rapace "esotico", come il girfalco (il più potente dei falchi) o l’Aquila delle Steppe, sfuggiti ad allevatori, falconieri ed appassionati inesperti, attratti dai prezzi di questi uccelli, resi più accessibili da internet.
«Sul web si possono trovare falchi di Harris, uccelli molto popolari per la falconeria, grazie alla loro intelligenza ed addestrabilità, anche a poche centinaia di euro», spiega il naturalista Giacomo Dell’Omo. «Ma se non lo si sa addestrare, il falco può sfuggire già dopo pochi giorni. Falconieri non ci si improvvisa».
Il ritorno dei falchi nell’azzurro cielo romano è recente (si parla di cinque anni fa) e segna una sorta di riappropriazione storica se consideriamo che mancavano nella capitale da oltre 30 anni. Un’assenza dovuta all’uso dei pesticidi che assorbivano mangiando le loro prede, costituite esclusivamente da uccelli. «Nella Capitale - spiega sempre Dell’Omo - le coppie accertate di "pellegrini" sono tre: quella "storica", insediatasi sul tetto della facoltà di Economia dell’Università "La Sapienza", e seguita sin dal primo anno dalle telecamere di TERNA (la rete elettrica nazionale). Un’altra è su via Cassia, sulla torre della Telecom, e la terza a Bravetta, sulla cupola del liceo Malpighi, anche queste seguite con le webcam», spiega Dell’Omo, pioniere in Italia e in Europa, nel 2003-04, nell’uso delle webcam per riprendere i falchi pellegrini nel nido, sul sito www.birdcam.it. «Ma è possibile che ce ne siano altre due, una nella zona dell’EUR e una proprio a San Pietro, sul Cupolone».
C’è poi la colonia dei gheppi. «Questi piccoli falchi sono sempre vissuti nella Capitale ed hanno risentito meno del "pellegrino" dei pesticidi, perché hanno una dieta più varia, nutrendosi anche di insetti come cavallette e coleotteri, uccelli, rettili e topi. Come tutti i falchi, il gheppio non costruisce un nido, ma nidifica nelle cavità che riesce a trovare sia su pareti rocciose che sugli edifici. Quindi a Roma ha messo su casa sul Colosseo, alle Terme di Caracalla, a San Pietro, a Porta Maggiore, ma anche sulle tombe dell’Appia Antica, ad appena tre metri di altezza». Oggi, nel territorio del Comune di Roma si contano 250 coppie.
Resta il girfalco, l’uccello più misterioso e ricercato. Si tratta come detto di un ospite esotico, il falcone più grande d’Europa (fino a 160 centimetri di apertura alare), il cui habitat è la tundra e le desolate coste intorno al circolo polare artico. L’anno scorso ne fu avvistato un esemplare a Maccarese.

Quasi una leggenda.

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