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D'Alema e l'indagine sulle false fatturazioni

Il pm si è imbattuto nel braccio destro dell’ex leader Ds e in tracce di bonifici alla Fondazione Italianieuropei. Solo reati fiscali o finanziamento illecito al partito?

D'Alema e l'indagine sulle false fatturazioni

Gian Marco Chiocci - Patricia Tagliaferri

Roma - A Roma si indaga su società e fondazioni vicine ai Ds. A quasi vent’anni dall’inchiesta milanese sul Pci-Pds legata alle tangenti Enel ereditata all’epoca dalla collega Tiziana Parenti, il pm Paolo Ielo, nel frattempo arrivato alla Procura della capitale, non ha trovato un nuovo «compagno G» ma si è imbattuto nel braccio destro di Massimo D’Alema e nella fondazione Italianieuropei creata da quest’ultimo indagando su un giro di false fatturazioni e dubbi finanziamenti probabilmente anche a partiti politici. Il grande moralizzatore è così ancora una volta sfiorato dai sospetti.
I contorni dell’inchiesta vertono sulla violazione in concorso dell’articolo 8 DLgs 74/2000, ovvero l’emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. Indagati un importante costruttore romano e soprattutto Vincenzo Morichini, «fedelissimo dell’esponente Ds, ex ad di Ina-Assitalia» (come lo definimmo, da non indagato, nel giugno 2009 allorché il Giornale si imbattè nel suo nome e nelle sue intercettazioni con una maitresse d’alto bordo finiti tra le carte processuali dell’inchiesta sulle escort e uomini dell’entourage di Baffino) da sempre legatissimo all’attuale presidente del Copasir tanto da condividerne la prima barca Ikarus.

Nel mirino degli investigatori ci sarebbero diverse società, legate a Morichini da contratti di consulenza, che ora rischiano di doversi difendere dall’accusa di dichiarazione fraudolenta mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Un servizio che secondo il magistrato non sarebbe però mai stato reso o avrebbe avuto natura illecita. Nel corso delle perquisizioni disposte dalla Procura l’attenzione degli investigatori si è soffermata stranamente anche su documenti relativi alle contribuzioni volontarie alla fondazione di D’Alema, che in realtà non avrebbero dovuto avere a che fare con l’oggetto del fascicolo. Un interesse che ha suscitato non pochi timori in certi ambienti della sinistra, perché è probabile che gli inquirenti puntino ad accertare se questo presunto giro di fatture false sia un modo occulto per finanziare l’ex premier. E il coinvolgimento di Morichini, che potrebbe anche essersi occupato di raccogliere pubblicità per la fondazione, non farebbe dormire sonni tranquilli a più di una persona.

Tantissime fatture della sua società Sdb (Soluzione di Business) srl sono state rinvenute dal nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza nel corso di una perquisizione negli uffici del colosso di costruzioni romano. A seguito di più informative dei baschi verdi sull’attività di Morichini in tandem con il costruttore (la prima nota dettagliata recapitata in Procura porta la data del 15 ottobre 2010) il pm Ielo ha deciso di imporre un’accelerazione agli accertamenti nati, così sembrerebbe, da una costola dell’inchiesta Finmeccanica, in particolare dai rivoli che porterebbero alla Elsag Datamat, società di punta del colosso del presidente e amministratore delegato Pierfrancesco Guarguaglini, già finita tra le carte dei magistrati di Roma, Napoli e Trapani.

Assieme ad una sfilza di fatture del medesimo importo di seimila euro, emesse una ogni due mesi dal gennaio del 2010 al marzo del 2011, e intestate alla Sdb srl, i finanzieri hanno prelevato nell’ufficio dell’imprenditore indagato alcune lettere in cui si comunicano gli estremi di bonifici a favore della Fondazione Italianieuropei. Due di queste lettere, una del 14 luglio 2008 e l’altra del 7 settembre 2009, con annesse ricevute di pagamento da diecimila euro ciascuna.


Come venivano utilizzati questi soldi? E che cosa otteneva in cambio chi faceva i bonifici? Il pm Ielo sta lavorando con grande riservatezza per capire se si sia imbattuto soltanto in reati di natura fiscale oppure se ci sia altro da scoprire dietro a questo giro di operazioni inesistenti e di contribuzioni alla fondazione del presidente del Copasir in cui sarebbe coinvolto il «socio» di D’Alema.

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