Cronaca locale

Dall’Africa al Lambro Ora i pappagalli fanno il nido al parco

Passeggiando per il Parco Lambro, può succedere di sentire strani pigolii molto acuti e striduli. Niente paura, non si tratta di pulcini giganti scappati dal laboratorio del solito scienziato pazzo. È solo la più recente new entry a Milano di uccelli esotici ma insoliti per la nostra latitudine. Quei versi provengono dai forti beccucci a cesoia di una colonia di parrocchetti dal collare (psittacula krameri) che da qualche tempo trova di suo gradimento svolazzare nel grande parco del nord-est cittadino, snocciolando semi di cipresso e di magnolia, bacche, piccoli frutti selvatici e quant' altro offerto dalle fioriture differenziate dell'area verde. Numerose segnalazioni arrivano ai giornali e riempiono i blog su Internet, anche se nessuno, per il momento, osa azzardare un censimento sul loro numero effettivo perché altre comunità sono state notate al Parco Litta-Modignani, al Parco Nord e al Parco di villa Manzoni a Cormano.
Secondo alcuni esperti, l'allegra invasione non avrebbe molto significato nel libro dei mutamenti climatici e ambientali della città. «Si tratta solo - sostiene Riccardo Tucci, dottore forestale, tecnico nel Parco Nord, già coordinatore delle guardie volontarie del Wwf - di uccelli scappati dalle voliere o rilasciati dai padroni». Anche per Guido de Filippo, segretario nazionale della Lac (Lega per l'abolizione della caccia, 37 sezioni in 16 regioni italiane) questi pappagallini sono discendenti di progenitori catturati a suo tempo in Africa, poi portati a Milano, e in seguito scappati dalle gabbie: «Del resto - aggiunge de Filippo - i parrocchetti sono uccelli che si ambientano facilmente. Non perdono la capacità di sopravvivere negli spazi liberi perché, a differenza di altri volatili, a loro come ai cocoriti non si atrofizzano le ali nemmeno dopo aver vissuto lunghi periodi in gabbia». Che si tratti di ex galeotti fuggiti da gabbie e voliere, non tutti però sono disposti a metterci una mano sul fuoco. Come il professor Silvio Spanò, della Facoltà di Zoologia dell'Università di Genova, secondo il quale i parrocchetti arriverebbero in Italia in seguito alla progressiva desertificazione delle terre d'origine e al cambiamento climatico del nostro Paese con inverni sempre più miti e umidi. Del resto l'adattabilità e la resistenza dei parrocchetti sono cose note agli studiosi. Allo stato libero sono presenti anche in Spagna, Germania, Inghilterra e Belgio. E proprio in alcuni parchi di Bruxelles, durante un inverno particolarmente rigido, si assiste a un fenomeno quasi inquietante: parrocchetti irrigiditi e ricoperti di galaverna cadevano a migliaia dagli alberi come stecchiti, salvo poi riprendersi a contatto coi primi raggi di sole. Vivono mediamente 30 anni. Pesano 140 grammi e possiedono un bel collare rosa e nero. Il colore del piumaggio è verde brillante e tende al giallastro sulle parti inferiori del corpo. In natura è presente nella parte centrale e nordorientale del Continente africano, in Afghanistan, nel Pakistan occidentale e in Asia (India, Nepal, Ceylon).
Per Milano i parrocchetti non sono comunque una novità. Nell' Ottocento il naturalista e ornitologo Ettore Arrigoni degli Oddi, cercò di introdurne una colonia proprio nei Giardini di via Palestro. L'esperimento fallì perché questi uccelli, che a differenza di altri pappagalli si nutrono al suolo, furono sterminati da ben più numerose colonie di ratti. A Milano ci sono altri uccelli esotici liberi. Ai giardini pubblici da una ventina d'anni vive un gruppo di sette pappagalli multicolori della specie Amazona aestiva che si rincorrono tra gli alberi comunicando col loro acuto «gré-gré».

Secondo gli esperti del Gruppo ornitologico lombardo, in origine gli Amazona erano solo una coppia, probabilmente evasa dalla voliera dello zoo municipale e in seguito riprodottasi tra i platani e i ginko biloba del parco.

Commenti