Politica

"De Benedetti? Un berluschino di serie B"

D’Alema replica all’editore di "Repubblica" che l’aveva accusato di aver "ucciso" il Pd: "Se Berlusconi pratica la cultura padronale, anche dalla nostra parte sono tanti gli imprenditori che vorrebbero condizionare la politica, fare i Berlusconi di sinistra... Ma sono “berluschini”, Berlusconi di serie B. Lui, almeno, il suo disegno lo realizza in grande"

"De Benedetti? Un berluschino di serie B"

Anche Carlo De Benedetti è stato gentilmente mandato a quel paese da Massimo D’Alema: «È un berluschino di serie B», ha detto ieri l’esponente Pd durante un dibattito alla presentazione del libro di Michele Prospero Il comico della politica. Al presidente del Copasir non è piaciuta la frase dell’editore di Repubblica sull’ex premier Pds («D’Alema non ha fatto nulla, lui e Bersani stanno uccidendo il Pd») pubblicata in un altro libro, Guzzanti vs De Benedetti edito da Aliberti.

Durante l’ennesima lezione di politica, senza mai citare per nome l’ultimo nemico, D’Alema si è esibito in un affondo a tutto campo che non ha risparmiato nessuno: dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi («volgare e populista») a tutta la «borghesia italiana che alimenta da tempo l’antipolitica coi giornali e i commentatori» fino ai «banchieri che predicavano il primato dell’economia» e quelli che «anche a sinistra praticano la scorciatoia populista». La colpa di De Benedetti è stata quella di sottolineare la differenza tra il Berlusconi imprenditore e il D’Alema politico: «In nessun Paese del mondo - si è sfogato Baffino - si oserebbe dire di un uomo politico che non ha combinato niente nella vita perché ha fatto solo politica. Nessuno in Francia si sognerebbe di dire una cosa del genere di Sarkozy». E «se Berlusconi pratica la cultura padronale, anche dalla nostra parte sono tanti gli imprenditori che vorrebbero condizionare la politica, fare i Berlusconi di sinistra... Ma sono “berluschini”, Berlusconi di serie B. Lui, almeno, il suo disegno lo realizza in grande...».

Il problema di D’Alema, almeno per una volta, non è il Cavaliere che «si muove in un campo già arato», ma la «cultura dominante, frutto dell’azione della «borghesia», di coloro che «commentano i fatti politici sui giornali perché una volta stabilito che la politica è il male e la società civile è il bene, il gioco è fatto...». Insomma, per l’ex premier se Berlusconi «intercetta le istanze della borghesia» e anche le «paure del popolo», anche a sinistra «questa tendenza è diventata dominante. «Abbiamo oscillato - ha sibilato - tra chi si è illuso di difendere il ruolo della politica con mezzi tradizionali, e chi ha teorizzato il nuovismo, con esiti catastrofici (Veltroni, ndr). E quindi, anche a sinistra, molti sono stati sedotti dallo stile padronale, dall’idea che per governare bisogna essere ricchi. Ma a sinistra sbaglia chi pensa di emulare lo schema populista, perché ci sono cose che Berlusconi può dire e che nessuno di noi potrebbe dire, per ragioni culturali e antropologiche, per rispetto verso noi stessi e verso i libri che abbiamo letto». Soprattutto Guzzanti vs De Benedetti..

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